FolkClub, Torino: ven 19 feb PIERRE BENSUSAN - sab 20 PAOLO BONFANTI - mer 24 BOCEPHUS KING

FolkClub, Torino: ven 19 feb PIERRE BENSUSAN - sab 20 PAOLO BONFANTI - mer 24 BOCEPHUS KING

Adfarmchicas per Folk Club Torino

presenta:

sono tre i concerti della settimana, e sono tutti amici carissimi del FolkClub, che tornano e ritornano ancora una volta in Via Perrone, tappa aspettata e doveroso incontro con un pubblico che non manca di stringersi loro con grandissimo affetto.

Alla presenza della magica chitarra di PIERRE BENSUNSAN e del blues di PAOLO BONFANTI si è aggiunto fuori programma il concerto di BOCEPHUS KING, grande songwiter canadese, reduce da uno straordinario successo sul palco dell'ultimo premio Tenco.

Pierre Bensusan è considerato da tempo uno dei migliori chitarristi acustici del mondo. È uno dei pochi musicisti francesi contemporanei che godano di una fama planetaria, costruita in trenta e più anni di tenace sperimentazione, rigoroso studio della tecnica, prestigiose collaborazioni internazionali, innovazione tecnologica, più di 2.000 concerti in giro per il mondo e tante pubblicazioni di video e di metodi per chitarra. Se la world music è quel che rende omaggio allo spirito di un insieme di esseri umani attraverso ritmiche particolari, strumenti tradizionali e coloriture armoniche, possiamo definire il chitarrista francoalgerino, cantante e compositore Pierre Bensusan uno dei più eloquenti e variegati musicisti world del nostro tempo. È considerato da tempo uno dei migliori chitarristi acustici del mondo. È uno dei pochi musicisti francesi contemporanei che godano di una fama planetaria, costruita in trenta e più anni di tenace sperimentazione, rigoroso studio della tecnica, prestigiose collaborazioni internazionali, innovazione tecnologica, più di 2.000 concerti in giro per il mondo e tante pubblicazioni di video e di metodi per chitarra. Se la world music è quel che rende omaggio allo spirito di un insieme di esseri umani attraverso ritmiche particolari, strumenti tradizionali e coloriture armoniche, possiamo definire il chitarrista francoalgerino, cantante e compositore Pierre Bensusan uno dei più eloquenti e variegati musicisti world del nostro tempo. Venerdì 19 febbraio sarà la sua 13° volta al FolkClub! Euro 20,00

Sabato 20 febbraio PAOLO BONFANTI calcherà il palco del FolkClub, per la decima volta presentando il suo nuovo 'Back home alive', registrato nel febbraio 2015 in una memorabile serata al Teatro Municipale di Casale Monferrato, gremito in ogni ordine di posti. Dieci date in cui Paolo si è presentato in tanti modi diversi: elettrico o acustico, con David James o con Martino Coppo, in veste di songwriter o in quella di bluesman, con la full band o in situazioni più intime; con la costante di aver sempre conquistato il pubblico con la sua incredibile maestria sulla sei corde e con la sua prorompente carica artistica e umana. Il caro vecchio blues, e poi gospel, country, folk, zydeco, rock: sono gli ingredienti della ricetta musicale di Bonfanti, che da chef navigato e stellato, li mescola magistralmente e li cucina a puntino per sfornare piatti musicali prelibatissimi. Il nuovo disco, uscito alcuni mesi fa in cd, uscirà presto in vinile, grazie a una trionfale campagna di crowdfunding che ha dimostrato in modo concreto e tangibile, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di quanto affetto è circondato Paolo. Il nuovo disco è una specie di summa di tutta la ultratrentennale carriera del Bonfa e si avvale di collaborazioni eccellentissime: le foto di un guru della fotografia musicale come Guido Harari, la grafica d'autore di Ivano A. Antonazzo, la produzione musicale di Steve Berlin, non solo tastierista e sassofonista dei Los Lobos, ma anche un nome di prima grandezza tra i produttori d'oltreoceano, il mixaggio messo a punto in America da David Simon-Baker, la masterizzazione realizzata da David Glasser all’Air Show di Boulder, Colorado.

Al FolkClub Paolo Bonfanti (chitarra e voce) con Alessandro Pelle alla batteria, Nicola Bruno al basso e Roberto Bongianino alla fisarmonica e chitarra. Euro 15,00

Tantissimi, se non tutti, i critici musicali presenti all'ultima edizione del Premio Tenco a Sanremo, hanno espresso un apprezzamento senza macchia per l'esibizione di BOCEPHUS KING. Jamie Perry - questo il vero nome del song writer canadese - ha letteralmente fatto venire giù il teatro con la versione inglese di Autogrill di Francesco Guccini, risultando l’unico in tre giorni di rassegna a cui è stato chiesto e concesso un bis. Eccezionalmente ecco che mercoledì 24 febbraio King torna al FolkClub per la terza volta in tre stagioni, a meno di un anno dal precedente concerto. Jamie è un artista  di incredibile genuinità, profondo, allergico a qualunque fronzolo, completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. Difficile catalogarlo in un genere specifico: country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile.

E' un artista su cui il FolkClub scommette, e l'occasione di ascoltarlo è assolutamente da non perdere. Euro 15,00

SCONTO 50% AI MINORI DI TRENT’ANNI SU TUTTI I CONCERTI

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO :

Prenotazioni: tel 011537636 - www.folkclub.it

E-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ritiro biglietti presso il Folkclub, la sera del concerto

Folk Club, Via Ettore Perrone 3 bis – 10122 Torino - tel 011537636

 

 

Dettagli:

Venerdì 19 Febbraio

ore 21.30

PIERRE BENSUSAN (Francia)

Uno dei migliori chitarristi al mondo

Euro 20,00

È considerato da tempo uno dei migliori chitarristi acustici del mondo. È uno dei pochi musicisti francesi contemporanei che godano di una fama planetaria, costruita in trenta e più anni di tenace sperimentazione, rigoroso studio della tecnica, prestigiose collaborazioni internazionali, innovazione tecnologica, più di 2.000 concerti in giro per il mondo e tante pubblicazioni di video e di metodi per chitarra. Se la world music è quel che rende omaggio allo spirito di un insieme di esseri umani attraverso ritmiche particolari, strumenti tradizionali e coloriture armoniche, possiamo definire il chitarrista francoalgerino, cantante e compositore Pierre Bensusan uno dei più eloquenti e variegati musicisti world del nostro tempo.

Nato nel 1957 a Orano (Algeria) mentre la Francia stava smantellando il suo impero coloniale,si sposta a Parigi con la famiglia all’età di quattro anni. Inizia studi regolari di pianoforte all’età di sette e a undici è autodidatta alla chitarra. Influenzato nei primi passi dalla fioritura del folk revival in Inghilterra, Francia e America del Nord, Bensusan esplora prima di tutto il proprio particolare retaggio musicale, per poi muoversi verso ulteriori orizzonti. A diciassette anni firma il primo contratto discografico, e un anno dopo il suo primo album Pres de Paris vince il Grand Prix du Disque al suo debutto al festival svizzero di Montreux. Descritto dal L.A. Times come ...uno dei più straordinari e brillanti esperti della chitarra acustica sulla scena attuale della world music…, Pierre Bensusan è votato Miglior chitarrista World Music del 2008 dai lettori di Guitar Player. Il suo nome diventa sinonimo di genio chitarristico dell’acustica contemporanea, prima ancora che terminologie come New Age, New Acoustic o World Music fossero coniate. Ha la capacità di fare suonare una singola chitarra come un’intera band, accompagnando il pubblico in un viaggio musicale straordinario. E ancora, Bensusan è molto di più di quanto ogni musicista o amante della musica si possa aspettare da un chitarrista. È compositore e ottimo improvvisatore vocale, combina fischio e risonanti note basse con quella che è la sua particolare tecnica di scat. Nel suo lavoro si trova al tempo stesso un senso di serietà e giocosità, un incomparabile sentimento di libertà nelle sue composizioni e improvvisazioni. La sua stessa maniera di suonare sfida le classificazioni, incrociando world, classica, jazz, tradizionale, folk e altro. Nessun elemento può essere isolato semplicemente come brasiliano, arabo o francese; piuttosto questi rappresentano gli elementi di una fusione di culture diverse in modi di cui non abbiamo mai fatto esperienza. Pierre afferma che la sua musica ha radici sefardo-anglo-ibero-algero-marocco-alsaziane, ben illustrando l’intreccio melodico che tesse nelle sue composizioni e che emerge nei suoi tanti album pubblicati. Per critici e giornalisti è un intreccio di generi e influenze perfettamente riuscito, un inno intimista, profondamente originale, anche se in esso sono riconoscibili tutte le sue svariate sfaccettature, pieno di emozionalità e passionalità, tecnicamente vertiginoso ma sempre trasparente. Dall’ultima sua visita nel 2014, Pierre si è appuntato sul petto un nuovo onore: l’ Indipendent Music Award nella categoria Live performance album per il triplo 'Encore', che Pierre presentò al FolkClub proprio in quell’occasione e che rimane a tutt’oggi la sua ultima uscita discografica.

…l’ascolto di Pierre Bensusan è un’esperienza rigeneratrice. Oltre al tocco straordinario, le note e le melodie richiamano direttamente il lato più tenero della natura umana. (Steve Vai)

…posso contare sulle dita di una mano i chitarristi che mi hanno davvero affascinato e Pierre è uno di questi...(Tommy Emmanuel)

…mi mette i brividi, ha gli stessi talenti di raffinatezza, accessibilità e gioiosità. Anche nella sua complessità, la musica di Pierre ha solo bisogno di orecchie che godano ad ascoltarla… (Leo Kottke)

…la sua musica è delicata e complessa, in qualche modo familiare…. una voce davvero unica capace di portarti in universi musicali del tutto nuovi… (John Renbourn)

…questo musicista è fantastico…mi ha conquistato… (David Crosby)

Ventidue anni fa, per primo, Franco Lucà fece esordire Pierre a Torino, al Conservatorio. Otto anni fa Pierre era al Teatro Regio tra i grandi artisti che rendevano omaggio ai 20 anni del FolkClub e a Franco. Il suo ultimo, strepitoso, concerto nella nostra cave è del 2014. Noi che il valore di Pierre lo conosciamo bene, gioiamo ad ogni suo ritorno.

Bentornato Pierre! E con questa, al FolkClub sono 13 volte!!

Sabato 20 FEBBRAIO

ore 21.30

PAOLO BONFANTI QUARTET

Presentano l’ultimo CD Back home alive 

Euro 15,00

http://www.paolobonfanti.it/

E fanno 10! Tante sono le volte che Paolo Bonfanti ha calcato il palco del FolkClub, includendo questa nuova data in cui presenterà il suo nuovo Back home alive, registrato dal vivo il 28 febbraio 2015 in una memorabile serata al Teatro Municipale di Casale Monferrato, gremito in ogni ordine di posti. Dieci date in cui Paolo si è presentato in tanti modi diversi: elettrico o acustico, con David James o con Martino Coppo, in veste di songwriter o in quella di bluesman, con la full band o in situazioni più intime; con la costante di aver sempre conquistato il pubblico con la sua incredibile maestria sulla sei corde e con la sua prorompente carica artistica e umana. Il caro vecchio blues, e poi gospel, country, folk, zydeco, rock: sono gli ingredienti della ricetta musicale di Bonfanti, che da chef navigato e stellato, li mescola magistralmente e li cucina a puntino per sfornare piatti musicali prelibatissimi. 

Il nuovo disco, uscito alcuni mesi fa in cd, uscirà presto in vinile, grazie a una trionfale campagna di crowdfunding che ha dimostrato in modo concreto e tangibile, se ancora ce ne fosse stato bisogno, di quanto affetto è circondato il nostro amico Paolo. Il nuovo disco è una specie di summa di tutta la ultratrentennale carriera del Bonfa e si avvale di collaborazioni eccellentissime: le foto di un guru della fotografia musicale come Guido Harari, la grafica d'autore di Ivano A. Antonazzo, la produzione musicale di Steve Berlin, non solo tastierista e sassofonista dei Los Lobos, ma anche un nome di prima grandezza tra i produttori d'oltreoceano, il mixaggio messo a punto in America da David Simon-Baker, la masterizzazione realizzata da David Glasser all’Air Show di Boulder, Colorado.

Paolo Bonfanti, genovese, classe 1960, inizia a suonare la chitarra nel 1975 dopo aver studiato teoria musicale, armonia e pianoforte. Nel 1986 si perfeziona al Berklee College of Music di Boston; si laurea al D.A.M.S. di Bologna con una tesi sul blues. Dal 1985 al 1990 è il frontman di uno dei gruppi più importanti nel panorama rock-blues italiano, Big Fat Mama, con cui incide tre LP. Negli anni Paolo suona in centinaia di club e festival europei, è invitato nelle più importanti rassegne blues nazionali (Milano Blues Festival, Sanremo Blues, Torino Blues Festival), collabora con alcuni tra i più famosi bluesman e artisti europei e americani quali Johnny Winter, Stevie Ray Vaughan, Los Lobos, Pogues, Fabio Treves, Louisiana Red, Holmes Bros, Stephen Bruton, John Hammond, James Cotton, David Essig, Joe Ely, Linda Gail Lewis, John Popper. Paolo, nella sua carriera, ha fatto parte di gruppi prestigiosi quali Downtown, Red Wine, Treves Blues Band e ha pubblicato dieci CD a suo nome. Dal 2003 suona con la superband Slowfeet, (con, tra gli altri, Franz Di Cioccio e Lucio Fabbri della PFM), con i quali ha registrato il CD Elephant Memory nel 2007. Nel 2011, oltre al CD Takin' a break, ha pubblicato un metodo per chitarra bottleneck/slide e un CD a quattro mani con David James, Purple house.

Paolo Bonfanti (chitarra e voce) si presenta per la decima volta sul palco del FolkClub accompagnato da Alessandro Pelle alla batteria, Nicola Bruno al basso e Roberto Bongianino alla fisarmonica e chitarra. 

Buscadero Nights 

presenta:

Mercoledì’ 24 FEBBRAIO

ore 21.30

BOCEPHUS KING (Francia) & ORCHESTRA FAMILIA

Il dominatore assoluto del Tenco 2015 

Euro 15,00

…c’è stata una botta di adrenalina vera e propria con il cantautore rock canadese Bocephus King. La sua grinta è stata meravigliosamente concentrata nella versione inglese di Autogrill. Un gioiello gucciniano che lui ha saputo traslare nel testo ma anche nella musica, lasciando però intatta l’intenzione autorale. Bocephus King sul palco del Tenco ha fatto brillare Autogrill di una luce persino nuova. Merito della scrittura di Guccini, certo, ma anche del travolgente modo di intendere la canzone d’autore da parte del suo esecutore. Il miglior momento del Tenco 2015. E al canadese è stato concesso l’unico bis… (Paolo Talanca – Il Fatto Quotidiano) 

…la più originale rilettura appartiene però all’Autogrill del cantautore canadese Bocephus King; il suo set è stata adrenalina pura, scossa per tutta la platea: una forza della natura, tra l’altro instancabile anche nell’aftershow… (Elisabetta Malantrucco – RAI) 

…Bocephus King è uno storyteller coi fiocchi e uno scalpitante rocker. Un mostro di simpatia, che gira scalzo, bacia tutti indifferentemente, ravviva con brani rock delle origini le “adunate” del dopo Tenco (…). In più, con forza arcana, rilegge in inglese Autogrill ed è un bel gradire… (Massimo Pirotta – Mucchio Selvaggio) 

…facendo un discorso generale, sarà che di musica ne sento e ne “vedo” tanta, più gli anni passano e più mi infastidiscono i prodotti a tavolino, le ricerche di perfezione e gli artisti con ansia da prestazione che alla fine perdono il piacere di fare un lavoro che ha alla base l’esigenza (e quindi il piacere). Ed è per questo che dico “viva la faccia” alla ventata di aria fresca del cantautore canadese Bocephus King, ai suoi saluti di “paci” e alla sua voglia di cantare e suonare ovunque e con gioia. Ecco, è stata forse proprio la sua gioia a fare la differenza. Quindi viva Bocephus King all’Ariston, ma anche alla Pigna, nel cuore della vecchia Sanremo, e durante il dopo-tenco al Casinò. Viva Bocephus King che ha preso l’Autogrill del Maestrone. L’ha tradotta in inglese e con la stessa semplicità di colei che “mischiava birra chiara e Seven-up”, l’ha fatta sua e cantata sul palco dell’Ariston. (…) Ora, sarà anche che “gli americani ci fregano con la lingua”, ma che meraviglia… (Daniela Esposito – Fratelli d’Arte Magazine) 

…ad aprire la seconda parte arriva un momento che il pubblico presente in sala difficilmente potrà dimenticare: sale infatti sul palco il cantautore canadese Bocephus King. È una fiammata intensa, un fuoco d’artificio fatto di musica, di ritmo e di energia travolgente che trascina e conquista. Lui canta Autogrill tradotta in inglese, nel pieno rispetto del testo e della melodia, restituendone una forma certamente diversa ma almeno altrettanto affascinante rispetto all’originale; una meraviglia. Così come belle e travolgenti le canzoni che canta, contagioso nella sua grinta e nel suo entusiasmo tanto che il pubblico non vuole lasciarlo andare, e lo stesso Silva, in deroga alle regole di scaletta, non può non concedergli un “bis”… (Alessia Pistolini – Blog Folk) 

…brioso – per non dire incontenibile – il canadese Bocephus King in una versione english di Autogrill… (Alberto Bazzurro – L’Isola che non c’era) 

…come non parlare poi della travolgente esibizione del canadese Bocephus King, che ha prima incantato il pubblico con una magnifica versione in lingua inglese di Autogrill di Guccini, così bella da far sembrare la canzone essere nata in quella lingua e che l’autogrill descritto in essa non fosse più quello della nostra pianura padana bensì quello dell'immensa pianura americana. Segno che una canzone, quando è scritta in maniera superba, può funzionare anche oltre confine senza problemi. Poi, dopo l’omaggio a Guccini, Bocephus è tornato ai propri pezzi e con la propria band ha surriscaldato l’Ariston, tanto che a fine esibizione è stato acclamato dal pubblico a tal punto, che il conduttore Silva ha dovuto concedere, cosa rara nella storia del Tenco, un bis. Un vero animale da palcoscenico… (Fabio Antonelli – Estatica) 

…totalmente all'opposto il grande istrione Bochepus King che ha strabiliato, affascinato, energizzato, entusiasmato il pubblico con le sue sonorità rock acustiche e di impronta pacatamente Hippie. Bochepus King è un vero musicista che canta e suona in maniera sincera, una dote che non è sfuggita a nessuno nemmeno al più disattento ascoltatore! (Francesco Giorgi – The Mellophonium) 

…ascoltiamo una splendida versione di Autogrill, completamente riscritta in inglese dal vulcanico Bocephus King, indio-canadese scalzo, matto e strepitoso… (Mauro Mercatanti – Q Code Magazine) 

…l’adrenalina sale notevolmente con l’arrivo di Bocephus King. Eccentrico e trascinante, il cantautore canadese propone una versione in inglese di Autogrill e coinvolge il pubblico in performance dal sapore vaudeville. Sul palco porta un condensato di tradizione musicale d’oltreoceano, spaziando tra rock, blues, country e gipsy. Il tutto condito da uno stile a dir poco ‘parossistico’. Talmente bravo da concedere, a grande richiesta, un bis… (Susanna Giusto – YMW)

Sono solo alcune delle reazioni della critica alla, è proprio il caso di chiamarla così, “apparizione” di Bocephus King al Premio Tenco dello scorso ottobre. Jamie (il nome di Bocephus King all’anagrafe è Jamie Perry) ha letteralmente fatto venire giù il teatro, risultando l’unico in tre giorni di rassegna a cui è stato concesso un bis. Cosa eccezionale e fuori dagli schemi per la rassegna di Sanremo, così come è eccezionale e fuori dagli schemi per i canoni del FolkClub il suo ritorno in via Perrone. In primis perché se rarissimamente proponiamo lo stesso artista in due stagioni consecutive, mai era successo in 28 anni di FolkClub che proponessimo lo stesso artista addirittura per tre stagioni consecutive e a meno di un anno di distanza dal suo precedente concerto; e poi perché il concerto sarà di mercoledì, cosa assai inusuale per noi. Ma per un artista come Bocephus King abbiamo fatto volentieri tutte le eccezioni del caso, sicuri che i soci FolkClub apprezzeranno.

Lo abbiamo ospitato per la prima volta al FolkClub nel marzo 2011 ed è stato amore a prima vista, anzi a primo ascolto. Ci conquistò l'incredibile genuinità di un artista vero, profondo, allergico a qualunque fronzolo o fuffa (bullshit direbbe lui), completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. La magia si è ripetuta nell'estate 2013, in un affollato concerto al Museo di Scienze Naturali. E poi a gennaio del 2014 al FolkClub, quando, oltre al concerto “canonico”, ci regalò un meraviglioso e indimenticabile “secret show” riservato ai sottoscrittori della nostra campagna di crowdfunding, in cui si esibì in due set (uno in solitaria, l’altro con la band) interamente dedicati alle composizioni di Bob Dylan; e poi ancora nel marzo scorso, sempre al FolkClub. 

Lo abbiamo ospitato tante volte e non ci stanchiamo di farlo. Il canadese Bocephus King è uno straordinario e poliedrico songwriter. Difficile catalogarlo in un genere specifico, anzi impossibile. Country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile. 

Il suo primo e perduto (è oggi introvabile) disco Joco Music risale al 1996, è tirato in pochissime copie, quante bastano però a imporlo all’attenzione di uno dei sancta sanctorum della musica americana: Austin. Viene così chiamato in Texas dalla New West Records, con la quale pubblica nel ’98 A small good thing. Numerosi critici, in tutti gli Stati Uniti, lo collocano tra i 10 migliori dischi dell’anno. Il successivo Blue sickness (2000), contiene sonorità più cupe ...più Motown che cow town... commenta un critico, e ottiene un buon successo, venendo recensito su Billboard e Mojo. È il disco che gli apre le porte dell’Europa, dove è spesso in tour, viene apprezzato più che oltreoceano, e Buscadero gli dedica una copertina. I continui tour e la nascita di una figlia lo tengono lontano dello studio di registrazione fino al 2004, quando esce All Children believe in heaven. Un cd dedicato alla memoria di alcuni eroi di Jamie, come Montgomery Clift, Henry Miller, Jack Kerouac. Il disco rilancia l’attività live di King, ed è definito da Fast Forward “paradisiaco”. Segue un periodo di inattività, durante il quale Bocephus King è alle prese con alcuni problemi personali, risolti i quali torna on the road nel 2011, in occasione dell’uscita del suo straordinario quinto disco Willie Dixon God Damn!, seguito nel 2014 dalla raccolta Amarcord e nel 2015 da Illusion of permanence.

Al FolkClub Bocephus King (voce e chitarre) con la Orchestra Familia nella stessa identica formazione dell’ottobre scorso al Tenco, ovvero Owen Bryce Connell (tastiere), Max Malavasi (batteria), Paolo Ercoli (dobro e lap steel) e Alice Marini (violino e voce).   

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