Todays Festival, 25 – 26 - 27 agosto 2023 a Torino: un festival di media grandezza, di successo!

Todays Festival, 25 – 26 - 27 agosto 2023 a Torino: un festival di media grandezza, di successo!

Il ToDays festival di Torino, organizzato dalla Città di Torino in collaborazione con la Fondazione x la Cultura e lo Spazio211, e dal direttore artistico Gianluca Gozzi, è già arrivato alla nona edizione ed è stato sicuramente un successo. Anche l’ultimo giorno, l domenica 27, c’è stata un'alta presenza di pubblico fin dalle 18, cioè dal primo concerto della giornata, i Porridge Radio: molte le persone che hanno assistito comunque, pazientemente e muniti di mantellina, sotto la pioggia continua, a tutti i concerti della giornata. 

Per concludere, secondo noi il ToDays festival è stato un successo: due giorni sold out ed il terzo con un certo numero di pubblico, nonostante il clima impervio, un festival con band di alto livello, e che hanno proposto generi molto diversi tra loro e con molti nomi quasi sconosciuti, è già un successo di per sè.  E’ chiaro che non lo si può paragonare ai festival stranieri, che partono da due palchi e vanno in su, e con molti più nomi in cartellone del ToDays, ma riuscire ad organizzare un festival di media grandezza, con concerti ben fruibili dal pubblico, dignitoso e con nomi di altro livello - al di là dei gusti - come questo in un paese come l’ Italia, è già un successo. Aspettiamo quindi l’edizione 2024!

 

Il ToDays festival di Torino, organizzato dalla Città di Torino in collaborazione con la Fondazione x la Cultura e lo Spazio211, e dal direttore artistico Gianluca Gozzi, è già arrivato alla nona edizione ed è stato sicuramente un successo. Anche l’ultimo giorno, l domenica 27, c’è stata un'alta presenza di pubblico fin dalle 18, cioè dal primo concerto della giornata, i Porridge Radio: molte le persone che hanno assistito comunque, pazientemente e muniti di mantellina, sotto la pioggia continua, a tutti i concerti della giornata.

Bello lo spazio aperto/parco in cui si tiene la kermesse: e' sicuramente piacevole assistere ai concerti nell'area esterna dello Spazio211, di dimensione non troppo grande; un area verde nel cortile del locale, che consente un approccio intimo ed “umano” ai concerti, differente da quello caotico e dispersivo - ed anche molto stressante - dei grossi eventi: e questo è uno dei punti di forza del festival torinese. Più problematico invece è l'accesso ai bar, cibo e bevande, a cui si riusciva ad accedere dopo lunghissime code e attese.

La parte più interessante dei tre giorni di festival sono stati i concerti, a partire dalla prima giornata, il venerdì, che ha riportato a Torino come headliner i grandi Wilco, una delle migliori band live del panorama attuale: era da parecchio che non si vedevano in concerto, anche a causa degli assurdi blocchi di questi anni. Ora Jeff Tweedy e soci, freschi di un album uscito nel 2022, Cruel Country, hanno riportato a Spazio211 la magia del loro concerto - ricordato dallo stesso Tweedy - di moltissimi anni fa, in cui la band aveva terminato il concerto con un finale acustico toccante e poetico, improvvisato a causa di un black out dell'impianto. Rock americano (la cosiddetta "americana"), country, folk e a tratti anche psichedelia/krautrock hanno animato l'ora e mezza di concerto della band di Chicago. Un grande inizio per il festival torinese. Prima di loro una serie di band non certo da meno: sicuramente molto interessante l'apertura con King Hannah, band inglese che sta riscuotendo successo da qualche anno, veramente elegante, un noir d'atmosfera con note psichedeliche che traggono origine dall'alternative rock anni 90; nonostante la luce del giorno, hanno conquistato il pubblico presente già in alta quantità (bellissima la versione femminile di State Trooper di Springsteen).

Completamente differente l'esibizione successiva, quella dei Les Savy Fav, band newyorkese con un frontman barbuto, un satiro intrattenitore irruente ed agitato che interagisce col pubblico - pù o meno a seconda della 'disponbilità' dei presenti stessi -: una band che propone un punk, ma ache hardcore, potente ed energico, con un'esibizione efficace e divertente, sia della band notevole che del frontman, perfetta soprattutto per chi ama interagire con i musicisti stessi: per dire, un fan può anche vantare di aver il volto di Harrington impresso sulla maglietta! Ultimo ad esibirsi prima dei Wilco è stato Warhaus di Marteen Devolvere,  progetto parallelo dei Balthazar, che con una gran band riprende lo stile elegante degli stessi Balthazar e che propone un bel concerto, perfetto e di classe ma che forse passa un po’ inosservato dopo l’irruenza del post- harcore di Lea Savy Fauv e prima dei grandi Wilco.

Il secondo giorno si parte bene, secondo noi, con l’irruenza del post punk energico e potente dei Gilla Band, irlandesi che da qualche anno si sono fatti notare nel panorama musicale europeo - prima col nome Girl band ora declinato in Gilla Band - che hanno subito accolto il pubblico dello Spazio, già numeroso, con i loro suoni sincopati, che paiono caotici, ma in realtà hanno una loro logica, e con il cantante Dara Kiely, che snocciola incedendo con una sorta di “parlato”, al pubblico, discorsi selvaggi, diretti, a tratti inquietanti, insomma un live che può piacere oppure no, a seconda dei gusti, ma di sicuro impatto. Ben differente, ma anche questa di sicuro impatto, è l'esibizione di Anna Calvi che si presenta con la sua chitarra in mano ed accompagnata da una band essenziale - un batterista ed una tastierista - che accompagnano le sue evoluzioni canore ammalianti, a cui si contrastano le sue schitarrate energiche e violente, con una forte radice blues: un'esibizione sicuramente elegante e coinvolgente ... Paragonare l'esibizione della Calvi con quella precedente dei Gilla Band non ha molto senso: sono due concerti coinvolgenti ed energici in modo completamente differente, entrambi interessanti, sicuramente ognuno per gusti diversi.

Dopo la Calvi partono i due nomi maggiori della giornata,altre due esibizioni totalmente differenti: prima gli Sleaford Mods, che si presentano col solito live minimalista a due con Williamson che declama ferocemente e reppa testi abrasivi sull'austerità inglese, la working class e la società attuale (soprattutto quella inglese), e con la controparte del musicista Andrew Fear che fa partire le basi e balla esagitato ed un maniera scomposta ma divertente, in secondo piano: il loro non è solo post punk, ma anche elettronica minimale, molto efficace e potente. Purtroppo il concerto è stato penalizzato dai volumi decisamente bassi e l'irruenza dei testi di Williamson non è arrivata al pubblico con la giusta potenza e con il giusto impatto. Per i Verdena, invece, i volumi c’erano, eccome: nonostante abbiamo dovuto accorciare leggermente il loro concerto - come d’altronde tutte le band che hanno suonato quel giorno - a causa del rischio imminente di un temporale; il loro show e’ stato comunque efficace come sempre, un rock genuino che a tratti sconfina nel metal (!) e nell‘hardcore, ed a tratti nel prog rock, un impasto di suoni, riff di chitarre di Alberto Ferrari e dei ritmi irruenti del fratello, che non ha eguali in Italia, coadiuvati dall’efficace basso di Roberta Sammarelli e da un quarto musicista: altro che Maneskin (anche divertenti nel loro contesto x carità) ,il vero rock italiano si può dire che siano loro! 

Ultimo giorno, la domenica, penalizzato sicuramente dal clima osceno, quasi nordico, che ha portato pioggia fin dal pomeriggio e dal primo concerto - bellissimo, coinvolgente e molto energico - dei Porridge Radio. La band di Brighton, che avevamo già vista in altri festival, qui a Torino ha avuto ancora una marcia in più, ed è stata sempre più convincente, con il suo indie rock ispirato agli anni ‘90 ed a band come le Throwing Muses; veramente una sorpresa anche il finale con la cantante che guida la band con la sua voce molto particolare, Dana Margolin, che si è lanciata un mezzo al pubblico sotto la pioggia battente. 

Purtroppo la presenza di pubblico è stata più bassa dei due giorni precedenti (entrambi sold out), e, scoraggiati dalla pioggia continua, molti con l’abbonamento non saranno venuti, ma le band sono state di alto livello ed hanno suonato al massimo nonostante tutto: quello cha ha animato molti di noi presenti, è stata sicuramente la curiosità di assistere a quattro show, molto differenti tra loro, e di quattro nomi non così conosciuti nel nostro paese.

Dopo l’apertura già affollata di pubblico dei Porridge Radio, si sono susseguiti prima il funky soul degli Ibido Sound Machine, guidato dalla carismatica Eno Williams, il nostro live preferito della giornata, che con trombe sassofoni e percussioni varie, ha dato vita ad un live divertente e pieno di ritmo, ma anche potente; ma l’ensamble inglese non è solo funk-rock ma anche un sapiente miscuglio di afrobeat, elettronica, synth-pop, techno, e folk nigeriano. Sicuramente hanno illuminato una giornata grigia!

Il gran finale del TODays 2023 è stato con il divertente show dei L’Imperatrice, che hanno fatto ballare la folla umida ed infreddolita: l’electro-funk unito alla disco anni ‘70, gli abiti/divisa azzurri in stile anni ‘60 e luccicanti, il tutto riunito da un french-touch pop suonato alla perfezione (sono tutti musicisti notevoli); il ritmo dello show non è mai sceso, anzi ha tenuto banco per un’ora piena! Dai, un‘altra sorpresa piacevole della giornata. 

E per finire si diceva, ecco lo show di Christine & The Queens, sicuramente il più particolare di tutto il festival, ed anche il più vicino al mainstream: la/il francese Héloïse Adélaïde Letissier infatti, si presenta con una scenografia non indifferente (leoni che ricordano le statue greche, una piccola scaletta a colonne, specchi ed un sedia con sopra dei fiori), luci degne di una rappresentazione teatrale e due musicisti sul palco: art-pop gotico, un po’ dark che a tratti ricorda un musical oscuro , uno show molto teatrale ed inquietante, come le movenze enfatiche - quasi una danza - della cantante o del cantante (perchè Christine/Chris col suo fisico palestrato, quasi una statua, sfugge alle etichette ed ha un’identità di genere non chiara).

Ricordiamo che, oltre al palco main stream di Spazio211, c’erano altri piccoli eventi pomeridiani, come il ToLab, gli incontri al Mercato Centrale ed il concerto Canzonine di Enrico Gabrielli con ospiti speciali: momenti sicuramente interessanti, a cui però non siamo riusciti ad assistere.

Per concludere, secondo noi il ToDays festival è stato un successo: due giorni sold out ed il terzo con un certo numero di pubblico, nonostante il clima impervio, un festival con band di alto livello, e che hanno proposto generi molto diversi tra loro e con molti nomi quasi sconosciuti, è già un successo di per sè. 

E’ chiaro che non lo si può paragonare ai festival stranieri, che partono da due palchi e vanno in su, e con molti più nomi in cartellone del ToDays, ma riuscire ad organizzare un festival di media grandezza, con concerti ben fruibili dal pubblico, dignitoso e con nomi di altro livello - al di là dei gusti - come questo in un paese come l’ Italia, è già un successo. Aspettiamo quindi l’edizione 2024!

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