31° TORINO FILM FESTIVAL : grande retrospettiva dedicata alla NEW HOLLYWOOD, il nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976

31° TORINO FILM FESTIVAL : grande retrospettiva dedicata alla NEW HOLLYWOOD, il nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976

31° TORINO FILM FESTIVAL 

Retrospettiva NEW HOLLYWOOD:

il nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976

La retrospettiva, a cura di Emanuela Martini, si articolerà in 2 anni.

Gli esordi dei maestri del cinema contemporaneo, i volti sconosciuti di quelle che sarebbero diventate star mondiali, le immagini di un cambiamento stilistico e immaginario radicale, attraverso il quale l’industria cinematografica hollywoodiana sarebbe risorta dalle proprie ceneri.

La retrospettiva della 31° e della 32° edizione del Torino Film Festival sarà dedicata al cinema della New Hollywood, cioè al linguaggio e ai miti originati dalla controcultura ed elaborati nel corso di un decennio dai giovani talenti provenienti dal cinema indipendente e dai nuovi autori che si erano formati in televisione.

Curata da Emanuela Martini, la retrospettiva comprenderà tra i settanta e gli ottanta film, si articolerà in due anni e tenterà, anche con la collaborazione del Dams dell’Università degli studi di Torino, di tracciare un quadro esauriente della produzione e dell'immaginario di quel decennio, da caposaldi quali Cinque pezzi facili, Mean Streets, Pat Garret e Billy the Kid, Una squillo per l’ispettore Klute, La conversazione, Sugarland Express, California poker, Non si uccidono così anche i cavalli?, Lo spaventapasseri, L’ultimo spettacolo ecc. a film meno noti quali Electra Glide, Dillinger, Piccoli omicidi, Un uomo a nudo, Gli amici di Eddie Coyle, Smile, Monte Walsh, Il pornografo, Sangue, sudore e polvere da sparo, Cisco Pike.

La retrospettiva sarà accompagnata da un volume di saggi, analisi e testimonianze.

 

 

L’altra faccia dell’America

Negli anni Sessanta l’industria cinematografica hollywoodiana è nel pieno della crisi generata dalla concorrenza della televisione e dall’incapacità degli studios di tenere il passo con il terremoto culturale che scuote gli Stati Uniti: assassinii politici come quelli dei Kennedy e di Martin Luther King, la guerra del Vietnam, i movimenti degli studenti e degli afroamericani stanno demolendo l’American Dream dalle radici e la vecchia Hollywood non ha più alcun fascino. Emergono allora nuovi modelli narrativi espressi da compagnie indipendenti come la Corman Factory, nuove interpretazioni della realtà e della storia, nuovi volti e comportamenti che parlano al pubblico giovane.

Nel 1962 e ’63 Sam Peckinpah e Monte Hellman girano il loro primi, crepuscolari western; nel 1966 Roger Corman produce e dirige I selvaggi, su una banda di bikers; nel 1967 escono due film di studio, Gangster Story di Arthur Penn e Il laureato di Mike Nichols, che ribaltano il gangster film e la commedia romantica. Infine, nel 1969, esce un film a basso costo di due esordienti che ha un enorme successo: Easy Rider, diretto da Dennis Hopper e prodotto da Peter Fonda.

Cambiano le facce, lo stile, la cultura della narrazione americana. La storia passata (gli indiani) e presente (il Vietnam) viene riletta sotto un segno diverso; la disillusione prende il posto del proverbiale ottimismo; i divi diventano antidivi, gli eroi losers, il rock la musica guida, i poliziotti e i cowboy degli illusi perdenti o dei bastardi venduti, il viaggio e la strada da una parte e l’angoscia delle metropoli dall'altra i punti fissi di un immaginario che rifonda il cinema americano. Hollywood si accorge del fenomeno (che corrisponde anche al ringiovanimento del pubblico), si mette in discussione, dà lavoro ai giovani autori, sceneggiatori, attori, produttori, senza condizionarne, almeno per alcuni anni, idee e stile.

Esordiscono Peter Bogdanovich, Bob Rafelson, Jerry Schatzberg, Martin Scorsese, Steven Spielberg, Francis Coppola, Sydney Pollack, Jonathan Demme, Michael Cimino, Clint Eastwood, John Milius, Alan J. Pakula, Brian De Palma, Jim McBride, Dick Richards, Hal Ashby, Mel Brooks, Woody Allen e molti altri; Arthur Penn, Mike Nichols, Paul Mazursky e soprattutto Sam Peckinpah e Robert Altman escono dall’anonimato e dalla televisione e si affermano grandi autori. I nuovi, disillusi antieroi hanno la faccia di Jack Nicholson, Dustin Hoffman, Robert De Niro, Gene Hackman, Elliott Gould, Al Pacino. Durante quel decennio, ogni nuovo film americano è una scoperta. Non un "movimento", ma un sommovimento culturale radicale che coinvolge personalità e talenti molto diversi e che influenza intere generazioni di cineasti e spettatori.

Dal 1977, con Guerre stellari di Lucas, Incontri ravvicinati del terzo tipo di Spielberg, Il cacciatore di Cimino, Apocalypse Now di Coppola, la New Hollywood diventa la Hollywood tout court.

Emanuela Martini

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