37° Torino Film Festival: si terrà dal 22 al 30 novembre 2019 a Torino, al Cinema MAssimo Cinema Reposi e luoghi vari

 37° Torino Film Festival: si terrà dal 22 al 30 novembre 2019 a Torino, al Cinema MAssimo Cinema Reposi e luoghi vari

Il 37° Torino Film Festival: si terrà dal 22 al 30 novembre 2019 a Torino, al Cinema MAssimo Cinema Reposi e luoghi vari: sono 149 lungometraggi, 11 mediometraggi e 31 cortometraggi i film presentati a Torino Film Festival 2019 di cui: 44 lungometraggi opere prime e seconde, 45 anteprime mondiali, 28 anteprime internazionali e 64 anteprime italiane selezionati tra più di 4000 film visionati (tra corti, medi e lungometraggi)

Torino Film Festival

annuncia:

37° Torino Film Festival

dal 22 al 30 novembre 2019 a Torino, Cinema Massimo, Cinema Reposi e luoghi vari

37 Tff - numeri & ospiti

Sono 149 lungometraggi, 11 mediometraggi e 31 cortometraggi
i film presentati a Torino Film Festival 2019 di cui
44 lungometraggi opere prime e seconde
45 anteprime mondiali
28 anteprime internazionali
64 anteprime italiane
selezionati tra più di 4000 film visionati (tra corti, medi e lungometraggi)

Presenze finora confermate:
Laura Accerboni, Altan, Julia Alves, Gianni Amelio, Marilena Anniballi, Fabienne Babe, Angelo Barbagallo, Marcelo Barbosa, Pietro Bartolo, Giuseppe Battiston, Hilal Baydarov, Pier Giorgio Bellocchio, Franco “Bifo” Berardi, Antonio Bertoni, Alessandro Bignami, Bruno Bigoni, Elia Billoni, Mattia Biondi, Giuseppe Boccassini, Giacomo Bolzani, Hinde Boujemaa, Flavia Bruscia, Robert Byington, Andrea Caccia, Massimo Cacciari, Carlo Cagnasso, Giovanni Calcagno, Saverio Cappiello, Mattia Carratello, Philip Cartelli, Lucio Castro, Martina Catalfamo, Teco Celio, Harry Cepka, Aichi Chen, Hoping Chen, Mariangela Ciccarello, Roberto Citran, Emanuele Coccia, Milena Cocozza, Giorgio Colangeli, Marc Collin, Cristina Comencini, Stefano Consiglio, Kelly Copper, Giulia Cosentino, Gre´goire Couvert, Carolina Crescentini, Salvo Cuccia, Moisè Curia, Valentina De Amicis, Tonino De Bernardi, Davide Del Degan, Alberto Diana, Gianni Di Gregorio, Francesco Di Nuzzo, Benjamin Domenech, Francesco Dongiovanni, Gianpaolo Donzelli, Marta Donzelli, Tiziano Doria, Ginevra Elkann, Juliet Esey Joseph, Mirko Fabbri, Lorenzo Fantastichini, Sara Fattahi, Dario Fedele, Hassen Ferhani, Alejandro Fernández Almendras, Daniela Ferrari, Davide Ferrario, Camilla Filippi, Flatform, Stefano Fresi, Enrico Ganni, Amparo Garrido, Giuseppe Gaudino, Galder Gaztelu-Urrutia, Riccardo Giacconi, Damiano Giacomelli, Demetrio Giacomelli, Marco Tullio Giordana, Grace Glowicki, Andrea Grasselli, Francesco Grieco, Roman Griffin Davis, Samira Guadagnuolo, Thomas Heise, Sang-gil Hwang, Luca Iacoella, Natalia Imery Almario, Hong-Sun Kim, Julius Krebs Damsbo, Elsa Kremser, Wilma Labate, Christian Labhart, Alessandra Lancellotti, Giulia Lapenna, Beppe Leonetti, Danielle Lessovitz, Stefano Levi della Torre, Simone Liberati, Lungwen Lim, Lungyin Lim, Pavol Liska, Francesca Lolli, Davide Maldi, Anna Malfatti, Chiara Malta, Manetti Bros., Simone Manetti, Narimane Mari, Catrinel Marlon, Diana Martirosyan, Enrico Masi, Eleonora Mastropietro, Gianluca Matarrese, Bruce McDonald, Callisto Mc Nulty, Pippo Mezzapesa, Stefano Migliore, Orso e Peter Miyakawa, Damien Modolo, Alejo Moguillansky, Enzo Monteleone, Francesco Motta, Carthew Neal, Erik Negro, Vincenzo Nemolato, Agostino Nestola, Betta Olmi, Grégoire Orio, Antonio Padovan, Gandolfo Pagano, Donatella Palermo, Gabriella Palermo, Gregorio Paonessa, Emmanuel Parraud, Fabrizio Paterniti Martello, Vladimir Perisic, Levin Peter, Carlo Petrini, Marco Pettenello, Emmanuel Piton, Corneliu Porumboiu, Stefano Ratchev, Lisa Reboulleau, Anna Recalde Miranda, Eran Riklis, Jorge Riquelme Serrano, Bruno Risas, Daniel Russo, Bruno Safadi, Isabella Sandri, Sabrina Sarabi, Carlo Michele Schirinzi, Albert Serra, Elisabetta Sgarbi, Anna Soldati, Filo Sottile, Zachary Spicer, Dante e Marcella Spinotti, Riccardo Spinotti, Monica Stambrini, Barbara Steele, Heidi Strobel, Teona Strugar Mitevska, Studenti scuola Gianmaria Volonté, Milad Tangshir, Gaël Teicher, Cosimo Terlizzi, Cosimo Torlo, Marie-Claude Treilhou, Jasmine Trinca, Giovanni Troilo, Azegiñe Urigoitia, Peter Van den Begin, Carlo Verdone, Lucio Villani, Misha Wahrmann, Brian Welsh, Annina Wettstein, Jessica Woodworth, Maurizio Zaccaro, Cecilia Zanuso, Monica Zappelli, Giovanna Zapperi, Vojtech Zavadil.

GRAN PREMIO TORINO 
Barbara Steele Nel 1997, nel suo libro A-Z of Horror, Clive Barker (lo scrittore, regista, fumettista, creatore dei Cenobiti e di Candyman, di Cabal e di Hellraiser) intitola la lettera M Mistress of the Night e la dedica a Barbara Steele che, scrive Barker, "fa quello che poche attrici sono capaci di fare: vi fa vedere sia la distruzione che il piacere nello stesso paio di occhi". E aggiunge le opinioni di alcuni dei registi che hanno lavorato con lei, come Roger Corman, che la diresse in Il pozzo e il pendolo: "C'era profondità in lei. In superficie, vedevate una bella donna bruna. Ma al di sotto, se guardavate nei suoi occhi, potevate scorgere strati su strati. Qualcosa che potrei descrivere come una specie di mistero esotico". O Riccardo Freda: "I suoi occhi sono metafisici, irreali, impossibili, come gli occhi di un quadro di De Chirico. Ci sono momenti, con certe condizioni di luce e di colore, che il suo viso assume un'apparenza che non pare del tutto umana". Barbara Steele, dice Tim Burton, è probabilmente l'unica, vera diva horror. Senza tempo. Un'icona in bilico tra l'horror ancora classico degli anni ‘60 e il new horror posteriore. Barbara Steele aveva esordito in Inghilterra e, dopo una prima sfortunata tappa hollywoodiana, nel 1960 era arrivata in Italia, dove aveva incontrato subito l'autore e il genere che l'avrebbero trasformata in una star: Mario Bava, all'esordio nella regia con La maschera del demonio, caposaldo della nascente ventata gotica italiana. Alta, sinuosa, viso ovale marcato da punte aguzze, occhi enormi, fu la signora indiscussa dei film di Bava, Freda, Margheriti, Caiano e gli altri, una presenza forte e misteriosa, che riusciva a trasmettere sia i tormenti del Male che l'ambiguità del Bene. Più spesso "Regina delle tenebre", vampira, strega, spettro, amante demoniaca, a volte interpretò anche fanciulle in pericolo. Oppure "false buone" o i doppi ruoli di reincarnazioni demoniache. In Italia divenne una figura familiare, interpretò alcune commedie ed ebbe due parti notevoli: la felina Gloria del serraglio di Guido in 8 1/2 di Fellini e la scatenata principessa bizantina in L'armata Brancaleone di Monicelli. E nei decenni successivi, a Hollywood, si rivolsero alla sua presenza evocativa i nuovi maestri, Joe Dante, Cronenberg, Jonathan Demme. Era e rimane una delle creature più misteriose dello schermo, ancora oggi la vera "Signora della Notte". (Emanuela Martini) Il Gran Premio Torino sarà consegnato a Barbara Steele mercoledì 27 novembre alle ore 20.15 al Cinema Massimo 3 (sala Soldati), prima della proiezione del film diretto da Mario Bava, La maschera del demonio (Italia, 1960, DCP, 87’).

37 TFF – film di apertura e chiusura Film d’apertura Venerdì 22 novembre, Cinema Massimo, Torino JOJO RABBIT di Taika Waititi con Roman Griffin Davis, Thomasin McKenzie, Scarlett Johansson, Sam Rockwell Tratto dal romanzo Caging Skies di Christine Leunens, il nuovo film di Waititi è una satira sferzante e spiazzante del nazismo e dei suoi miti. Racconta la storia di un ragazzino di 10 anni che vive a Vienna con la mamma vedova durante gli ultimi anni del nazismo: Jojo Betzler è un bambino dolce e un po' timido, con un grande amico paffutello e occhialuto, insieme al quale vuole diventare un perfetto giovane nazista. Perché Jojo ha un idolo, Adolf Hitler, che ha trasformato in un amico immaginario. Interpretato dallo stesso Waititi (nella parte dell'Hitler immaginario), dal giovanissimo Roman Griffin Davis, da Scarlett Johansson (la mamma di Jojo) e Sam Rockwell (l'ufficiale istruttore del campo per i giovani hitleriani), il film ha vinto il People's Choice Award all'ultimo Festival di Toronto. Jojo Rabbit uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 23 gennaio 2020 distribuito da 20th Century Fox Italia. Film di chiusura Sabato 30 novembre, Cinema Reposi, Torino KNIVES OUT di Rian Johnson con Daniel Craig, Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don Johnson, Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden Martell, Christopher Plummer Daniel Craig troneggia su una poltrona in un grande soggiorno. È il detective che indaga sull'apparente suicidio di un ricco scrittore di romanzi gialli, morto quando tutta la sua famiglia era lì riunita per il suo ottantacinquesimo compleanno: tutti paiono avere un movente per il delitto. Jamie Lee Curtis, Christopher Plummer, Toni Collette, Chris Evans e molti altri si dibattono tra menzogne e reticenze nella commedia gialla che Rian Johnson (Star Wars: Gli ultimi Jedi) ha costruito ispirandosi ai whodunit di Agatha Christie. Tra Assassinio sull'Orient Express e Gosford Park. Knives Out uscirà nella sale cinematografiche italiane il 5 dicembre 2019, distribuito da 01 Distribution. 


37 TFF - Informazioni & utilities 
Torino Film Festival 
Sede: via Montebello, 15 - 10124 Torino Tel.: +39 011 8138811 http: //www.torinofilmfest.org E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. http://www.facebook.com/torinofilmfestival https://twitter.com/torinofilmfest 

UFFICI TEMPORANEI NEL PERIODO DEL FESTIVAL 
Centralino: +39 011 19887500 Fax: +39 011 19887527 
RAI - via G. Verdi, 14 dal 22 al 30 novembre 2019 apertura: 9.00 - 13.00 / 14.00 – 18.00 CENTRALINO: +39 011 19887500 FAX: +39 011 19887527 DIREZIONE: +39 011 19887501 PROIEZIONI MULTISALA 
CINEMA MASSIMO via G. Verdi, 18 +39 011 8138574 Sale accessibili ai disabili 
MULTISALA REPOSI via XX Settembre, 15 +39 011 531400 Sale 1, 2, 3 accessibili ai disabili CINEMA CLASSICO PROIEZIONI RISERVATE ALLA STAMPA piazza Vittorio Veneto, 5 
+39 011 5363323 Sala accessibile ai disabili 

CONFERENZE E ATTIVITÀ STAMPA RAI - MUSEO DELLA RADIO E DELLA TELEVISIONE via G. Verdi, 16 (dal 23 novembre al 30 novembre 2019) 

PIAZZA TFF Mole Antonelliana - Caffetteria ed eventi 
Dal 23 al 30 novembre 2019 
Dalle 9.30 alle 21.30 
Ingresso libero

TORINO 37
La più importante sezione competitiva del festival, riservata a opere prime, seconde o terze, propone 15
film, inediti in Italia. I paesi rappresentati sono (in ordine alfabetico): Argentina, Canada, Cile,
Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Islanda, Italia, Qatar, Repubblica Ceca, Russia, Singapore,
Spagna, Stati Uniti, Svezia, Taiwan, Tunisia.
Incentrata sul cinema “giovane”, la selezione dei film in concorso si rivolge alla ricerca e alla scoperta di
talenti innovativi, che esprimono le migliori tendenze del cinema indipendente.

Nel corso degli anni sono stati premiati autori ai loro inizi come: Tsai Ming-liang, David Gordon Green,
Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik, Alessandro Piva, Pablo Larraín, Damien
Chazelle. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze.
Nel 2018 Wildlife di Paul Dano (USA, 2018) ha vinto il premio come Miglior Film. Gli attori Rainer Bock,
per il film Atlas di David Nawrath (Germania, 2018) e Jakob Cedergren, per il film Den Skyldige / The
Guilty di Gustav Möller (Danimarca, 2018), hanno ricevuto ex-aequo il premio per la Miglior
Interpretazione Maschile. L’attrice Grace Passô ha vinto il premio per la Miglior Interpretazione
Femminile, per il film Temporada di André Novais Oliveira (Brasile, 2018); Atlas di David Nawrath
(Germania, 2018) ha vinto il Premio Fondazione Sandretto Re Rebaudengo; Den Skyldige / The Guilty di
Gustav Möller (Danimarca, 2018) ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura. Nel 2018 la giuria era
presieduta da Jia Zhangke (Cina) ed era composta da Marta Donzelli (Italia), Miguel
Gomes (Portogallo), Col Needham (UK), Andreas Prochaska (Austria).

ALGUNAS BESTIAS
di Jorge Riquelme Serrano (Cile, 2019, DCP, 97’)
Bloccate su una remota isoletta dopo la sparizione del loro aiutante e della sua barca, tre generazioni di
una famiglia vedono tensioni latenti o sopite esplodere per l’isolamento, lo stress e la fame. Come in un
Haneke appena più latino e passionale, quest’opera prima cilena è un’elegante e spietata dissezione del
microcosmo familiare e delle sue perversioni, sul quale troneggia la figura di Alfredo Castro, il patriarca, in
un ruolo ancora più scomodo, sgradevole e scioccante del solito.

LE CHOC DU FUTUR
di Marc Collin (Francia, 2019, DCP, 84’)
Parigi 1978, una ragazza cerca di farsi strada nel mondo musicale producendo electro music in totale
autonomia; tra sintetizzatori e macchine avveniristiche Ana compone la musica del futuro, in lotta contro
un mondo che sembra sordo di fronte al suono che verrà. Opera prima di Marc Collin (cofondatore dei
Nouvelle Vague) con una meravigliosa Eva Jodorowsky; un film etereo con un’irresistibile atmosfera
vintage che vi farà venire voglia di ballare.

DYLDA / BEANPOLE
di Kantemir Balagov (Russia, 2019, DCP, 130’)
Leningrado, 1945. Iya fa l’infermiera in un ospedale per reduci di guerra. È bionda, altissima, timida e di
tanto in tanto si blocca a causa di un trauma da stress. Masha è stata al fronte ed è molto più
spregiudicata dell’amica con cui va a vivere una volta tornata dalla prima linea. Un dramma siderale, con
una regia perfetta che conferma – dopo l’esordio Tesnota, al TFF36 - il talento unico di Kantemir Balagov,
classe 1991, allievo di Alexander Sokurov.

FIN DE SIGLO
di Lucio Castro (Argentina, 2019, DCP, 84’)
Ocho e Javi si incontrano a Barcellona. Si piacciono. E scoprono che già si erano incontrati e piaciuti, 20
anni prima. Un Breve incontro queer attraverso il tempo, per scoprire che la realtà e che l’attimo sono
soltanto una questione di prospettiva. Un’opera prima argentina piena di pudore, dove gli interpreti Juan
Barberini e Ramon Pujol si mettono in gioco con sensibilità. In colonna sonora anche l’indimenticabile
Space Age Love Song di A Flock of Seagulls.

IL GRANDE PASSO
di Antonio Padovan (Italia, 2019, DCP, 96’)
Costruire in un fienile un missile per arrivare sulla Luna sembra una roba da matti. E nel piccolo bar del
Polesine, Mario (Giuseppe Battiston) è considerato più che lo scemo, il velleitario del villaggio. Un Ufo 
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antropologico. Un giorno compare il fratello mai conosciuto, Dario (Stefano Fresi): figli dello stesso padre e di
madri diverse. Dopo insofferenze e bisticci, nasce la complicità. Secondo film del regista di Finché c’è
prosecco c’è speranza: ogni riferimento alla poetica di Carlo Mazzacurati non è casuale.

EL HOYO / THE PLATFORM
di Galder Gaztelu-Urrutia (Spagna, 2019, DCP, 90’)
Un uomo si sveglia in una cella con una copia di Don Chisciotte della Mancia e un vecchio vicino di letto.
Si trova in una prigione verticale fatta di piani con due prigionieri ciascuno attraverso cui una volta al
giorno scende una piattaforma zeppa di cibo: più si è sopra e più ci si abbuffa, mentre più si scende più
restano le briciole. Sopravvivere e fuggire non sarà facile. Fantascienza distopica che diventa action
carpenteriano: un serrato B-movie politico.

HVÍTUR, HVÍTUR DAGUR / A WHITE, WHITE DAY
di Hlynur Pálmason (Islanda/Danimarca/Svezia, 2019, DCP, 109’)
Una macchina precipita da una scogliera. A bordo c’è la moglie di un poliziotto, che tempo dopo è ancora alla
ricerca degli strumenti per elaborare il lutto. E che continua ossessivamente a ristrutturare la casa di
famiglia. L’opera seconda di Pálmason parte da uno spunto drammatico – tra investigazione privata e crisi
esistenziale – per costruire un personaggio vittima della propria rabbia, ragionando con profondità e crudele
ironia sulle ragioni dell’ira, senza celare il lato patologico del dolore.

MS. WHITE LIGHT
di Paul Shoulberg (USA, 2019, DCP, 97’)
Lex è una giovane donna con un dono particolare: sa entrare in empatia con le persone che muoiono.
Questo è diventato anche il suo mestiere, gestito con il padre. La stessa sensibilità Lex non riesce a
esprimerla con il resto del mondo, che la terrorizza. Quando una nuova cliente mette in discussione la sua
routine le cose sono destinate a cambiare. Un bizzarro indie americano buffo e dolcemente dolente, con
Roberta Colindrez (I Love Dick, The Deuce) e Judith Light (Transparent).

NOW IS EVERYTHING
di Riccardo Spinotti e Valentina De Amicis (Italia/USA, 2019, DCP, 80’)
Un giovane fotografo di moda. La morte del fratello minore. La scomparsa della fidanzata. Sono i tre
vertici del plot dell’esordio di Valentina De Amicis e Riccardo Federico Spinotti (figlio di Dante, che
produce e fotografa), film misterioso e quasi sperimentale che guarda a Lynch e a Malick tanto quanto a
certe estetiche del videoclip d’autore. Nel cast anche Ray Nicholson (figlio di Jack), Anthony Hopkins, la
Madeline Brewer di The Handmaid’s Tale e la bellissima e celebre modella Camille Rowe.

OHONG VILLAGE
di Lungyin Lim (Taiwan/Repubblica Ceca, 2019, DCP, 91’)
Sheng-Ji torna nella zona di Taiwan dove è cresciuto: non è riuscito ad affermarsi in città, ma finge che la
sua avventura metropolitana abbia avuto successo. Il suo ritorno innesca i contrasti con il padre, un umile
allevatore di ostriche, e alimenta l’ambizione di un amico che sogna un futuro lontano dal villaggio. Girato
in uno splendido 16mm, questo debutto ragiona sull’avidità, sulle false aspettative, sul mito avvelenato del
successo, sull’orgoglio del lavoro, sull’instabilità economica.

PINK WALL
di Tom Cullen (UK, 2019, DCP, 85’)
Jenna e Leon. Sei anni di vita insieme raccontati attraverso sei momenti della loro relazione, uno
all’anno: da quando si videro, alla vita in comune, alle prime incomprensioni. Tom Cullen (Downton
Abbey, Knightfall) debutta alla regia con un film intimo, giocato su una scrittura accurata e su due attori
di notevole sensibilità. Un film sulle difficoltà della vita di coppia, costruito per frammenti, dove emozioni
e sussulti tornano sempre allo stato di grazia di quel primo incontro.

PRÉLUDE
di Sabrina Sarabi (Germania, 2019, DCP, 95’)
Un giovane pianista, un prestigioso conservatorio, la sacralità delle prove e dello studio, la dedizione
assoluta – quasi mistica – verso la musica, il rigore algido degli insegnanti. Il sogno di vincere una borsa di
studio per la mitica Juilliard School si scontra con l’apparizione di una ragazza che scuote il fragile
equilibrio di David. Erede della tradizione tedesca del racconto romantico, il ritratto di un’adolescenza
fatta di turbamenti e tempeste, pulsioni e passioni.
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RAF
di Harry Cepka (Canada/USA, 2019, DCP, 91’)
Raf vive in un seminterrato a Vancouver, è strampalata e spiantata, si lascia trasportare quasi inerte dalla
corrente della vita. Poi incontra Tal: che non è solo ricca, ma energica e determinata, e la vita sembra
tenerla saldamente in pugno. Scritto e diretto dall’esordiente Harry Cepka, rielabora in modo eccentrico i
canoni dell’indie weird, con un’originalità e un’energia innovative. La protagonista Grace Glowicki sembra
contenere nel suo corpo d’attrice Greta Gerwig, Buster Keaton e Denis Lavant.

LE RÊVE DE NOURA
di Hinde Boujemaa (Tunisia/Francia/Qatar, 2019, DCP, 90’)
Noura ha tre figli, un marito in carcere e un amante del quale è follemente innamorata. Vorrebbe il
divorzio ma quando il marito viene scarcerato anzitempo la donna è costretta a riprenderlo in casa per
non essere perseguita come adultera dalla dura legge tunisina. Una potente opera seconda, il ritratto di
una donna forte e passionale che la regista accompagna nel suo difficile percorso di emancipazione in una
società profondamente repressiva.

WET SEASON
di Anthony Chen (Singapore/Taiwan, 2019, DCP, 103’)
Una giovane insegnante di cinese in un liceo di Singapore stringe un rapporto di amicizia con uno
studente, l’unico interessato alla sua materia. La professoressa sente la mancanza di un figlio: invano, da
otto anni, tenta di rimanere incinta e ormai tenerezza e complicità matrimoniali sono impallidite. L’opera
seconda di Anthony Chen (Camera d’Or 2013 con Ilo Ilo) osserva con pudore i personaggi, ne accompagna
le emozioni e lo sforzo di liberarsi dalla solitudine, nella stagione dei monsoni.

FESTA MOBILE
Tra una commedia e un thriller, entrambi sui generis: la sezione Festa Mobile si apre con Jojo Rabbit, la
rilettura sferzante e spiazzante del nazismo e dei suoi miti di Taika Waititi, e si chiude con Knives Out di
Rian Johnson, dove il detective Daniel Craig tiene sotto scacco con la sua sorniona indagine i componenti
di una ricca e litigiosa famiglia il cui patriarca è stato assassinato.
E si snoda tra vicende personali o collettive, lo spirito e la storia di paesi ed epoche, le icone, i miti, i
generi.

Coppie in fuga. Un commesso e un'avvocatessa afroamericani, incappati al primo appuntamento in una
sparatoria e costretti a fuggire attraverso gli States, in Queen & Slim, combattivo esordio di Melina
Matsoukas, acclamata regista di video musicali. Una bellissima rapinatrice di banche (Margot Robbie) e un
giovane agricoltore sognano il Messico e si nascondono nell'America della Depressione, in Dreamland di
Miles Joris-Peyrafitte. E due ragazzi amici per la pelle si scrollano di dosso la noia suburbana
dell'Inghilterra anni ‘90 scappando di casa per raggiungere un Rave, nel travolgente Beats di Brian Welsh.
Coppie in nero in tre diversi thriller: Ben Kingsley è un veterano del Mossad in un'ultima missione,
affascinato dalla femme fatale Monica Bellucci, nello spionistico Spider in the Web di Eran Riklis. Un'altra
femme fatale insegna uno strambo linguaggio di fischi da utilizzare durante un'operazione criminale a un
poliziotto rumeno nell'ironico noir La Gomera di Corneliu Porumboiu. Ian McKellen, maturo truffatore e
abile seduttore di anziane, irretisce la ricca vedova Helen Mirren, senza accorgersi che la signora è
tutt'altro che sprovveduta, nel thriller L’inganno perfetto (The Good Liar) di Bill Condon.
Coppie sbagliate. Quella di una giovane supplente della provincia americana con il marito e quella che
forma con lo studente di liceo che si porta a letto, con conseguenze disastrose, in Frances Ferguson,
commedia provocatoria di Bob Byington.

Come eravamo. La Spagna nell'estate del 1936, quando il rettore dell'Università di Salamanca, lo scrittore
Miguel de Unamuno, appoggia pubblicamente il generalissimo Franco, per poi pentirsene, nel solido
affresco di Alejandro Amenábar Mientras dure la guerra. L'Italia dei primi anni ‘70, dalla strage di Piazza
Fontana del 12 dicembre 1969 al terrorismo, attraverso gli occhi dei registi che hanno raccontato quegli
anni, in Colpiti al cuore di Alessandro Bignami. La New York degli anni ‘70, nel racconto trascinante del
proprietario di un cinema porno vicino a Times Square, in The Projectionist di Abel Ferrara, presente nel
festival anche con Tommaso, dove il suo alter ego Willem Dafoe percorre le tappe della sua vita romana,
tra lessico familiare, intoppi lavorativi, antiche paure.
Due icone. Frida Kahlo, non solo pittrice, ma anche simbolo popolarissimo di una tormentata coscienza
femminile che si risveglia, non si adatta, combatte, narrata da Asia Argento in Frida viva la vida di
Giovanni Troilo. Ned Kelly, il fuorilegge che alla fine dell'800 con la sua banda razziava l'Australia e
combatteva gli inglesi, divenuto una sorta di Jesse James locale, descritto con tocchi crudeli e allucinati
dall'infanzia alle ultime imprese in True History of The Kelly Gang di Justin Kurzel.

Storie italiane. Storie di famiglia, agrodolci come Magari di Ginevra Elkann, educazione ai sentimenti di
tre ragazzini di genitori divorziati in uno strambo Natale degli anni ‘80 (con Riccardo Scamarcio e Alba
Rorwacher); o storie di amicizia, surreali come Lontano lontano di Gianni Di Gregorio, che è uno dei tre
pensionati romani decisi ad andare a stabilirsi in qualche posto esotico in cui la vita è meno cara (gli altri
sono Giorgio Colangeli e, nella sua ultima apparizione, Ennio Fantastichini); o tenere, come Easy Living di
Orso e Peter Miyakawa (prodotto con il sostegno della FCTP), viaggio improvvisato di quattro ragazzi oltre
il confine di Ventimiglia per aiutare un coetaneo immigrato. Storie di incontenibili vocazioni, come Simple
Women di Chiara Malta, dove la regista Jasmine Trinca si ispira a Simple Men di Hal Hartley, o che
mettono alla prova la vocazione di registi e tecnici, come L’Ultimo piano, film realizzato dai neodiplomati
della Scuola di cinema Gian Maria Volonté, diretta da Daniele Vicari. E storie che è necessario raccontare
e non dimenticare, come quella di Nour, la ragazzina siriana che sbarca sola a Lampedusa, della quale si
prende cura il dottor Piero Bartolo (Sergio Castellitto), nel nuovo film di Maurizio Zaccaro. Infine, una
storia per immagini che ci riguarda tutti, quella tratteggiata in quarant'anni di passione e ironia da
Francesco Tullio Altan, in Mi chiamo Altan e faccio vignette di Stefano Consiglio.

Magie della scienza. Raccontare, con il cinema, che cosa sono i vaccini, come nacquero, a cosa servono,
perché se ne discute: in Vaccini. 9 lezioni di scienza di Elisabetta Sgarbi, scienziati, filosofi e medici
utilizzano bellissimi giocattoli d'epoca per parlare di un tema scottante. Studiare il cielo per vivere meglio 
37 Torino Film Festival 16 sulla terra: lo fanno gli scienziati di tre osservatori astronomici in Cile, Sud Africa e Canarie, con la gente
che vive e lavora intorno a loro, nell'affascinante Star Stuff di Milad Tangshir.

Tre classici restaurati. Il ladro di bambini, il "viaggio in Italia" di Gianni Amelio, da Milano alla Sicilia
insieme ai suoi tre giovani protagonisti, dove rabbia e poesia, dolore e serenità s'intrecciano per
descrivere l'Italia dei primi anni ‘90 (restaurato da Minerva Pictures). La grande strada azzurra: nel
centenario della nascita di Gillo Pontecorvo il suo esordio nel lungometraggio, uno scabro mélo realistico
con Yves Montand e Alida Valli (restaurato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino). Troppo tardi t'ho
conosciuta, storia di un giovane tenore di origine contadina e della maliarda che lo affascinata, unico film
diretto nel 1939 da Emanuele Caracciolo, poi partigiano e fucilato alle Fosse Ardeatine; restaurato dal
Museo Nazionale del Cinema di Torino, il film fu ritrovato nel 2003 da Lorenzo Ventavoli, cui viene
attribuito quest'anno il Premio Maria Adriana Prolo.

Personale dedicata a Teona Strugar Mitevska
L'autrice esiste, il suo nome è Teona.
Una ragazzona con un'improbabile pelliccetta si butta nelle acque gelide di un fiume per recuperare a
nuoto la croce gettata in acqua dal Pope durante una cerimonia religiosa. Chi recupera la croce avrà un
intero anno fortunato. La ragazza riemerge stringendo il trofeo. Peccato che la rituale gara fosse
destinata solo ai maschi del paese, che quasi tutta l'opinione pubblica locale insorga contro la vincitrice
"eretica" e che la stessa (disoccupata, nonostante la sua intelligenza e una laurea in storia) rifiuti
ostinatamente di restituire la croce. È sua e le porterà un anno di fortuna (e una lunga notte di minacce e
insulti nonostante la protezione della polizia). La storia di God Exists, Her Name is Petrunija è stata una di
quelle che hanno colpito l'ultima Berlinale, dove il film è stato presentato in concorso: per la sua energia,
il tono provocatorio e insieme surreale con il quale affronta la questione femminile, gli ostacoli, le
discriminazioni, le tradizioni contro le quali le donne sono destinate a scontrarsi ancora oggi, anche nel
cuore dell'Europa. In Macedonia, dove vive e lavora la sua autrice, Teona Strugar Mitevska, una delle
figure più promettenti e vitali del panorama autoriale contemporaneo, nata a Skopje, laureata in cinema
alla Tisch School of Arts di New York, sceneggiatrice e produttrice dei suoi film, insieme alla sorella
Labina e al fratello Vuk, con i quali ha fondato la compagnia di produzione Sisters and Brother Mitevski.
God Exists, Her Name is Petrunija è il più recente dei suoi cinque lungometraggi, che il Torino Film
Festival presenta (tutti in anteprima italiana) nella personale che dedica alla giovane autrice. Sono storie
che prendono spunto dalla sua terra, dalle contraddizioni e dalle insofferenze dei giovani che la abitano,
ma che in realtà riflettono bene il malessere, i sogni, le delusioni del mondo contemporaneo: dalla
famiglia macedone annichilita di How I Killed a Saint, alle tre sorelle diverse e sognanti di I Am from Titov
Veles, dalle due madri tormentate e minacciate di The Woman Who Brushed Off Her Tears agli
adolescenti che buttano via le loro vite alla periferia di Skopje in When the Day Had No Name, i suoi
personaggi, naturali, veri, quotidiani, riescono sempre a trasformarsi anche in simboli, della nostra
insoddisfazione, delle nostre aspirazioni e della ricerca, spesso vana, di vie di fuga. Andare in città,
partire per l'estero, tornare a casa, sfidare la morte o, come fa Petrunija, opporsi con un'improvvisa
ispirazione creativa alla stupidità di una norma non scritta e ai pregiudizi del mondo. Lo stile di Teona
Strugar Mitevska è scintillante e intenso, usa i colori come pennellate psicologiche, sa passare da dialoghi
e situazioni da commedia corale alla secchezza di un cinema quasi verità, da momenti di straziante
malinconia a squarci secchi e angoscianti di un'indifferente noia quotidiana. Coniuga uno sguardo lucido
sulla povertà e il caos delle città e degli ambienti con tocchi di realismo magico. Non dimentica mai, sullo
sfondo, le condizioni, le imposizioni, le assurdità delle convenzioni sociali, politiche e culturali. E, anche
se spesso il cuore dei suoi racconti è quello femminile, sa scavare a fondo anche nelle psicologie e nelle
insicurezze maschili, soprattutto ma non solo quelle degli adolescenti. Ci affascina, ci fa sorridere, ci fa
pensare, con una coerenza e un'immediatezza da autentica narratrice.

In viaggio con Mario Soldati
Un "Soldati's Day", una giornata dedicata allo scrittore, regista, sceneggiatore, autore televisivo e
viaggiatore, che si articolerà in una successione di proiezioni e interventi, dalle ore 13.00 di lunedì 25 fino
alla sera, nella sala 3 del Cinema Massimo che, dallo scorso anno, si chiama appunto “Sala Soldati”.
La giornata si sviluppa come racconto della sua fisionomia complessa e completa di autore: oltre a tre dei
suoi film maggiori (Malombra, Fuga in Francia e La provinciale), verrano proiettati spezzoni ed episodi
delle sue serie televisive, delle sue inchieste giornalistiche, delle sue interviste. Apre una puntata di
Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini, la trasmissione a puntate del 1957 nella quale in
pratica Soldati inventò la televisione culinaria, cui sono abbinati lo "spin-off" Pranzo di Natale, nel quale
l'autore interroga amici non romani sui loro usi alimentari natalizi, e il montaggio realizzato da Rai Movie
che rievoca la popolarità del Soldati televisivo. Poi, due puntate dell'irresistibile serie Chi legge? (ancora 
37 Torino Film Festival 17 un viaggio, da sud a nord, chiedendo agli italiani, ancora talvolta analfabeti, le loro letture preferite) e il
bellissimo documentario Un'ora con Mario Soldati, dove l'autore si racconta, tra ricordi, amici e luoghi del
cuore.
Le proiezioni sono intervallate dagli interventi di familiari, amici, studiosi, esponenti del mondo della
cultura che porteranno la loro testimonianza sull’autore.
La Giornata è organizzata in collaborazione con Rai Teche, Rai Movie, Cristaldi Film, Museo Nazionale del
Cinema di Torino, Dams dell’Università di Torino, nella cui sede si terrà, il giorno dopo, un convegno di
studi sull’autore e con Sapienza Università di Roma, dove si terrà un'ulteriore sessione del convegno, quasi
a ristabilire il 'legame autobiografico' Torino-Roma descritto da Soldati in uno dei suoi romanzi più belli:
'Le due città ". (Emanuela Martini)

BEATS
di Brian Welsh (UK, 2019, DCP, 101’)
La musica è il propellente, la benzina distillata per questo travolgente coming-of-age. Da uno spettacolo
teatrale, ma non è cinema teatrale. Scozia 1994, due giovani amici per la pelle, quasi “fratelli”, sperano di
riscattare le loro noiose esistenze grazie alla rave revolution. In un bel bianco e nero, un film sulle
trasformazioni, accelerate e vorticose, del costume e delle abitudini musicali. Un film politico e non
nostalgico. Contro il laburista Tony Blair e il partito conservatore. Colpiti e affondati dai battiti.

COLPITI AL CUORE
di Alessandro Bignami (Italia, 2019, DCP, 50’)
A cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana il racconto degli anni che ci hanno cambiati per sempre, visti
con gli occhi di chi ha saputo e sa, oggi come allora, respirare e interpretare l’aria del tempo con una
macchina da presa. Gianni Amelio, Marco Bellocchio, Renato De Maria, Marco Tullio Giordana e Wilma
Labate e i loro film raccontano quella stagione. Mentre lo storico Giovanni De Luna ne fa emergere il
dramma e le contraddizioni. Con una testimonianza di Giuseppe Genna.

DREAMLAND
di Miles Joris-Peyrafitte (USA, 2019, DCP, 98’)
C’è una taglia di 10.000 dollari sulla testa di Allison Wells, una bella fuorilegge che durante la Depressione
rapina e, forse, uccide. Ma quando il giovane Eugene la trova ferita nel granaio della fattoria di famiglia,
piuttosto che denunciarla, la cura e sogna di fuggire con lei. Prodotto e interpretato dalla splendida Margot
Robbie, una storia d’amore e di fuga che rimanda al primo Malick e a Gangster Story di Penn, in un Texas
impastato di polvere e miseria, dove i sogni muoiono in fretta.

FRANCES FERGUSON
di Bob Byington (USA, 2019, DCP, 74’)
Una giovane supplente, sposata infelicemente, si porta a letto, senza porsi troppe domande, uno studente
del liceo in cui insegna. Ma nella cittadina del Nebraska dove abita è impossibile mantenere un segreto e
presto la donna viene arrestata e costretta a una forzata rieducazione sociale. Un film ellittico e
originale, che continuamente cambia strada e sorprende, intriso di un umorismo provocatorio e
moralmente fluido, interpretato dalla sorprendente Kaley Wheless.

FRIDA VIVA LA VIDA
di Giovanni Troilo (Italia, 2019, DCP, 90’)
Docufilm di Giovanni Troilo dedicato a Frida Kahlo: un viaggio in sei capitoli nel cuore del Messico, tra
interviste, ricostruzioni, opere d’arte e documenti d’epoca, per raccontare il legame passionale della
pittrice con la sua terra natale, quello con il dolore fisico che la tormentava e che sublimava nella pittura, 
37 Torino Film Festival 18
il suo impegno femminista e la profonda influenza culturale che ha avuto, che va ben oltre il mondo
dell’arte. Colorato come Frida e narrato con immedesimazione da Asia Argento.

L'INGANNO PERFETTO
di Bill Condon (The Good Liar, USA, 2019, DCP, 109’)
Helen Mirren vs. Ian McKellen, in un film con molti rovesciamenti di campo, svolte narrative e sorprese.
Roy è un abile e navigatissimo truffatore intenzionato a impadronirsi di tutto il denaro di Betty, una
agiatissima vedova, forse meno sprovveduta di quello che sembra. Chi è il gatto e chi è il topo? Chi sa
mentire meglio? I due straordinari interpreti, per la prima volta insieme su grande schermo, recitano in
agile surplace nel thriller dal romanzo di Searle. Il duello attoriale finisce alla pari. Ma quello tra i due
personaggi?

LA GRANDE STRADA AZZURRA
di Gillo Pontecorvo (Italia, 1957, DCP, 105’)
Nel centenario della nascita di Gillo Pontecorvo, il suo primo film, tratto dal romanzo breve Squarciò di
Franco Solinas (anche sceneggiatore, con il regista ed Ennio De Concini). Nell’arcipelago dell’isola La
Maddalena, un pescatore dai modi bruschi, solitario, severo e tenace, pratica illegalmente la pesca
usando l’esplosivo ed è in rotta con il resto della comunità. Con Yves Montand, Alida Valli e un
giovanissimo Mario Girotti, un dramma asciutto che riflette la lezione del neorealismo. Restaurato dal
Museo nazionale del cinema di Torino con la collaborazione di Compass Film.

JOJO RABBIT
di Taika Waititi (USA/Germania, 2019, DCP, 108’)
Nel 1945, Jojo vive a Vienna con la mamma: ha 10 anni, è dolce e un po’ timido e vorrebbe diventare un
perfetto giovane nazista. Il suo idolo infatti è Adolf Hitler, che ha trasformato in amico immaginario.
Taika Waititi (al TFF 2014 con What We Do in the Shadows) dirige e interpreta (Hitler) una satira sferzante
e spiazzante del nazismo e dei suoi miti, dove il dolore si fonde con la beffa. Accanto a lui, il giovanissimo
Roman Griffin Davis, Scarlett Johansson e Sam Rockwell. Nell’aria, le canzoni dei Beatles. Per ridere e
pensare.

KNIVES OUT
di Rian Johnson (USA, 2019, DCP, 130’)
Daniel Craig troneggia su una poltrona in un grande soggiorno. È il detective che indaga sull’apparente
suicidio di un ricco scrittore di romanzi gialli, morto quando tutta la sua famiglia era lì riunita per il suo 85°
compleanno: tutti paiono avere un movente per il delitto. Jamie Lee Curtis, Christopher Plummer, Toni
Collette, Chris Evans e molti altri si dibattono tra menzogne e reticenze nella commedia gialla che Rian
Johnson (Star Wars: Gli ultimi Jedi) ha costruito ispirandosi ai whodunit di Agatha Christie. Tra Assassinio
sull’Orient Express e Gosford Park.

LA GOMERA / THE WHISTLERS
di Corneliu Porumboiu (Romania/Francia/Germania/Svezia, 2019, DCP, 97’)
Finito in un pasticcio più grande di lui, un poliziotto corrotto rumeno sbarca su una piccola isola delle Canarie
(quella del titolo) al seguito di una femme fatale, per imparare uno strano linguaggio composto da fischi da
utilizzare come codice durante un’operazione criminale. Il più sornione e ironico dei registi della Nouvelle
Vague rumena intreccia commedia surreale, noir e mélo con abile disincanto, incorniciando il suo racconto
con musiche che vanno da The Passenger alla Marcia di Radetzky.

IL LADRO DI BAMBINI
di Gianni Amelio (Italia/Francia/Svizzera/Germania, 1992, DCP, 114’)
Uno dei capolavori di Gianni Amelio. Il regista, insieme al carabiniere Antonio (Lo Verso) e ai piccoli
Rosetta e Luciano, compie, in treno, il suo “viaggio in Italia”: da Milano alla Sicilia, nei primi anni
Novanta. Un viaggio politico e sentimentale, attraverso un Paese, un contesto sociale e morale, un
paesaggio, filtrato dai rapporti tra i tre protagonisti. Offesi, ma non umiliati. Sradicati ma ricchi di
un’umanità antica e dignitosa. Restaurato da Minerva Pictures.

LONTANO LONTANO
di Gianni Di Gregorio (Italia, 2019, DCP, 92’)
Non è mai troppo tardi per dare una svolta alla propria vita. Attilio, Giorgetto e il “Professore”, tre
pensionati romani stanchi del loro quotidiano arrabattarsi, sognano di scappare in qualche posto esotico.
Cominciano a raccogliere il capitale necessario, ma non è facile lasciare le proprie abitudini. Di Gregorio 
37 Torino Film Festival 19
continua il suo racconto di uomini dolcemente estranei al mondo. Con lui, Giorgio Colangeli ed Ennio
Fantastichini nella sua ultima, vitalissima, prova d’attore.

MAGARI
di Ginevra Elkann (Italia, 2019, DCP, 104’)
Anni ’80: Alma, Jean e Sebastiano, che vivono a Parigi con la madre e il suo nuovo marito, devono passare
una vacanza obbligata con il padre sceneggiatore, seduttore in crisi di ispirazione, e la sua
assistente/compagna. Il viaggio rimetterà in discussione i loro rapporti, suscitando tensioni e svelando
l’anima dei protagonisti. Esordio nella regia di Ginevra Elkann: un “lessico famigliare” dai risvolti
autobiografici, buffo, dolce e struggente, con Riccardo Scamarcio e Alba Rohrwacher.

MI CHIAMO ALTAN E FACCIO VIGNETTE
di Stefano Consiglio (Italia, 2019, DCP, 75’)
Raccontare Altan significa raccontare quarant’anni di storia italiana: con la Pimpa, con le sue languide
donne dai capelli blu, i suoi uomini con l’ombrello e, su tutti, l’inamovibile, disarmato e disarmante
metalmeccanico comunista Cipputi, Altan ha tratteggiato i cambiamenti (o forse l’immobilità) del nostro
Paese e ci ha aiutati a districarci con ironico distacco (o forse con filosofica rassegnazione) in un mondo
assurdo. Insieme ai suoi disegni, ce lo raccontano colleghi e amici.

MIENTRAS DURE LA GUERRA
di Alejandro Amenábar (Spagna/Argentina, 2019, DCP, 107’)
Spagna, estate 1936. Il famoso scrittore Miguel de Unamuno, rettore dell’Università di Salamanca, sostiene
pubblicamente il colpo di Stato anti repubblicano. Poi, all’inasprirsi della guerra civile e all’imprigionamento
di alcuni colleghi, l’intellettuale è costretto a rimettere in discussione le sue posizioni. E chiede un confronto
diretto con il generalissimo Francisco Franco. Amenábar guarda alla pagina più cupa della storia spagnola
attraverso il ritratto di una personalità tanto controversa quanto affascinante.

NOUR
di Maurizio Zaccaro (Italia, 2019, DCP, 93’)
Lampedusa è il luogo d’approdo ma non di arrivo definitivo dei migranti in fuga dalla guerra, dalla
violenza, dalla fame. Un film costruito nello spazio dell’isola, tra il pronto soccorso dove Pietro Bartolo
(Castellitto) si prende cura dei rifugiati, la banchina dove toccano terra le carrette del mare, una radio
artigianale, il centro di accoglienza. Qui arriva, sola e impaurita, Nour, una ragazzina siriana che ha
perduto il padre, ucciso, e la madre, che non si è imbarcata. Commovente e dura, una delle tante storie
“private” che non dobbiamo ignorare.

THE PROJECTIONIST
di Abel Ferrara (USA/Grecia, 2019, DCP, 81’)
Ferrara torna agli “old bad days” di New York, di Times Square, degli anni ‘70. Quando la città e le sale non
erano ancora anestetizzate dai nuovi padroni dell’esercizio. Il suo Virgilio in questo viaggio nella memoria
cinematografica e urbana è Nicolas Nicolaou, originario di Cipro, che da cinquant’anni, con ruoli diversi,
dedica la sua vita alle pellicole e alle loro storie. Un elogio appassionato della “filmopatia” e di chi ha ancora
voglia di sedersi in platea e guardare verso uno schermo. Quello grande.

QUEEN & SLIM
di Melina Matsoukas (USA, 2019, DCP, 127’)
Il primo appuntamento tra un commesso (Daniel Kaluuya, Get Out) e un’avvocatessa (Jodie Turner-Smith) non
avrebbe seguito se, fermati di notte per una banale infrazione stradale, durante il controllo il poliziotto non
venisse ucciso, per legittima difesa. Fuggono attraverso gli States, aiutati e nascosti dalla comunità
afroamericana. Il video della sparatoria diventa virale e i due diventano, loro malgrado, un simbolo del
malessere e della paura. “On the road” in un’America laterale, bella e terribile.

SIMPLE WOMEN
di Chiara Malta (Italia/Romania, 2019, DCP, 85’)
Federica (Jasmine Trinca) da adolescente era rimasta folgorata dalla visione di Simple Men di Hal Hartley,
e dal personaggio interpretato da Elina Löwensohn, che soffriva, come lei, di crisi epilettiche. Anni dopo,
diventata regista, la incontra e le propone di girare un film sulla sua vita, dall’infanzia nella Romania di
Ceausescu al successo americano. Una lettera d’amore al cinema, che indaga sulla sostanza di cui sono
fatti i miti e sulla fatica di crescere, comune a tutte le età.
37 Torino Film Festival 20

SPIDER IN THE WEB
di Eran Riklis (UK/Israele, 2019, DCP, 111’)
Ben Kingsley è un veterano del Mossad, che si muove tra il Belgio e l’Olanda. I vertici dell’intelligence
israeliana non si fidano più, e inviano a controllarlo un giovane agente, figlio di un suo vecchio collega. Di
mezzo ci si mette anche Monica Bellucci in versione femme fatale. L’Eran Riklis della Sposa siriana e del
Giardino di limoni firma un film di spionaggio dolente e romantico, ma niente affatto statico, che guarda
chiaramente al modello di John Le Carré e del suo Smiley.

STAR STUFF
di Milad Tangshir (Italia, 2019, DCP, 80’)
Cile, Sud Africa, Isola Canarie. Tre diversi continenti, tre villaggi, tre comunità antichissime e tre
osservatori astronomici. Un viaggio alla scoperta delle modalità con cui l’uomo può guardare il cosmo
attraverso l’osservazione, la ricerca, la scienza - ma anche la passione e il sogno di ricollocarsi
nell’universo. Prodotto da Davide Ferrario e Francesca Bocca, un documentario affascinante con un
approccio cosmico e umano che ci ricorda quanto sia importante “guardar le stelle”.

TOMMASO
di Abel Ferrara (Italia/UK/USA/Grecia, 2019, DCP, 115’)
Dopo aver raccontato il quartiere Esquilino di Roma in Piazza Vittorio, Abel Ferrara vi ambienta un film
autobiografico, nel quale il suo alter ego Willem Dafoe è un regista che deve confrontarsi con la gelosia
verso la moglie, la paura che qualcosa possa accadere alla figlia piccola e quella di ricadere nella
dipendenza da alcool e droghe. Tra ossessioni mistiche e complicazioni lavorative, un film che Ferrara
definisce un “riflesso” della sua vita reale. Moglie e figlia di Dafoe sono le reali moglie e figlia del regista.

TRUE HISTORY OF THE KELLY GANG
di Justin Kurzel (Australia, 2019, DCP, 124’)
Ned Kelly è un mito della controcultura australiana, una specie di Jesse James che razziava il Paese e si
scontrava con l’esercito inglese. La storia del giovane bandito (George McKay), della sua infanzia miserabile
e intossicata da una madre possente e feroce, del suo apprendistato con un vecchio brigante (Russell
Crowe), della sua banda leggendaria (nelle rapine indossavano abiti femminili), si snoda tra capanne e
bordelli, soprusi e ricordi, sullo sfondo di un outback arido e allucinato.

L’ULTIMO PIANO
della Scuola G.M. Volonté (Italia, 2019, DCP, 87’)
Un appartamento da studenti fuori sede, nel quartiere romano di Tor Marancia: tre giovani e un ex bassista
punk più maturo intrecciano le loro vite. Lungometraggio d’esordio di nove registi, cui collaborano
sceneggiatori, montatori, direttori della fotografia, tutti neo diplomati della Scuola d’Arte Cinematografica
Gian Maria Volonté che, con la guida del direttore della scuola Daniele Vicari, si cimentano in un esperimento
innovativo.

VACCINI. 9 LEZIONI DI SCIENZA
di Elisabetta Sgarbi (Italia, 2019, DCP, 60’)
Lineare, chiaro, illuminante, un percorso storico ed esplicativo sui vaccini: come nacquero, cosa sono, perché
se ne discute. Aiutandosi nella loro narrazione con dei bellissimi giocattoli d’epoca, scienziati come Chiara
Azzari, Roberto Burioni e Alberto Mantovani, medici come Pietro Bartolo, Andrea Biondi e Gianpaolo Donzelli,
filosofi come Massimo Cacciari, Emanuele Coccia, Anna Maria Lorusso raccontano la loro verità sui vaccini e
tentano di interpretare le molte leggende che li circondano.


PERSONALE DEDICATA A TEONA STRUGAR MITEVSKA

GOD EXISTS, HER NAME IS PETRUNIJA
(Macedonia/Belgio/Slovenia/Coazia/Francia, 2019, DCP, 100’)
Petrunija assiste, come tutti, alla cerimonia in cui il pope getta una croce di legno nel fiume e i maschi si
tuffano per recuperarla garantendosi un anno di fortuna e prosperità. Quando decide di lanciarsi nelle
gelide acque riemergendo con la croce tra le mani, non sa ancora che sta iniziando una lotta per
sovvertire le convenzioni della società patriarcale in cui vive. Una protagonista travolgente per una
commedia al femminile straordinariamente contemporanea che riflette sulla forza e la possibilità del
gesto simbolico.
37 Torino Film Festival 21

HOW I KILLED A SAINT
(Francia/Macedonia/Slovenia, 2004, 35mm, 82’)
Macedonia, 2001. Viola torna nella città natale di Skopje dopo gli anni di college negli Stati Uniti. Ritrova il
fratello Kokan, una testa calda inferocita più per la presenza della Nato che per i guerriglieri albanesi. Lo
stato d’allerta e di minaccia li porterà a rimettere in gioco le loro identità e il loro rapporto. Teona Strugar
Mitevska esordisce nel lungometraggio con un dramma intimistico sullo sfondo di una società al collasso.

I AM FROM TITOV VELES
(Macedonia/Belgio/Francia/Slovenia, 2007, 35mm, 102’)
In un triste paese macedone tre sorelle sognano la fuga: la maggiore, Slavica, combatte l’eroina col
metadone e vuole sposarsi; Sapho passa di uomo in uomo alla ricerca di un visto; la silenziosa Afrodita
vorrebbe rimanere incinta. Un dramma aereo e delicatamente ambizioso, in cui le suggestioni della
nouvelle vague si mescolano a un realismo socialista del tutto privo di “ostalgia”, e a un surrealismo
onirico che sembra ispirarsi a Jan Švankmajer.

THE WOMAN WHO BRUSHED OFF HER TEARS
(Macedonia/Germania/Slovenia/Belgio, 2012, DCP, 103’)
Due donne – due madri – vivono in due condizioni opposte. Helena (Victoria Abril) abita a Parigi e cerca di
ritrovare uno scopo nella vita dopo la tragica scomparsa del figlio; Aysun (Labina Mitevska) è costretta a
subire i dettami della società patriarcale che regolano il quotidiano della Macedonia rurale. L’incontro tra
i due mondi non è senza conseguenze. Un racconto al femminile che mette in opposizione due realtà
inconciliabili, infondendole con tocchi di realismo magico.

WHEN THE DAY HAD NO NAME
(Macedonia/Belgio, 2017, DCP, 93’)
Alla vigilia di Pasqua del 2012, quattro ragazzi sono assassinati nei pressi di un lago vicino a Skopje. Il film
ricostruisce con uno stile scabro le ore che precedono il fatto, indagando con occhio impassibile i discorsi,
spesso vuoti, le tensioni, le derive dei quattro ragazzi e dei loro amici. Sotto la superficie scorrono violente
tutte le tensioni di un Paese e di una generazione. Al quarto lungometraggio, la regista dice: “Girare un film è
un esercizio matematico che ha come risultato una verità profonda”.


TORINOFILMLAB

ABOU LEILA
di Amin Sidi-Boumedine (Algeria/Francia, 2019, DCP, 135’)
Algeria, anni ’90. Due amici di infanzia – uno di loro è un poliziotto – inseguono un pericoloso terrorista
nascosto nell’immensità del deserto sahariano. In realtà stanno cercando di tenersi lontani dalle tensioni
della capitale, ogni giorno sconvolta da stragi e attentati. Ma, per quanto tentino di fuggire l’orrore, la
violenza ineluttabile li raggiungerà anche lì. Un’allegoria politica sull’impossibilità di levigare i traumi e di
scampare al proprio destino.

ALELÍ
di Leticia Jorge (Uruguay/Argentina, 2019, DCP, 88’)
Alelí è una grande casa sulle spiagge dell’Uruguay, il cui nome deriva dalle iniziali dei membri della
famiglia che la possiede. Ma il padre è appena morto e la casa, strapiena di ricordi d’infanzia, sta per
essere venduta; tra i tre fratelli esplodono risentimenti a lungo sopiti. Opera seconda scritta e diretta da
Leticia Jorge, costantemente sospesa tra la commedia nera più sardonica e assurda e il dramma familiare
dagli inaspettati risvolti sentimentali.

A FEBRE
di Maya Da-Rin (Brasile/Francia/Germania, 2019, DCP, 98’)
Justino è una guardia portuale a Manaus. Conduce una vita tranquilla. A poco a poco, però, una
imprecisata febbre lo assale. Mentre nei pressi della sua abitazione, in periferia, nella foresta, si aggira
una misteriosa creatura. In concorso a Locarno (dove il protagonista Regis Myrupu ha vinto il premio per il
miglior attore e la regista il premio Fipresci), un film sospeso e ipnotico, impalpabile e oscuro, con la
suspense di un thriller.
37 Torino Film Festival 22

HRA
di Alejandro Fernández Almendras (Repubblica Ceca/Cile/Francia/Corea del Sud, 2019, DCP, 93’)
Quando Petr decide di realizzare un sogno e adattare per un piccolo teatro ceco la tragedia Ippolito di
Euripide, il suo mondo artistico e privato crolla: perde i due protagonisti, i fondi vengono tagliati, la
moglie e l’amante lo abbandonano. È un flop. Riuscirà almeno a raccogliere i cocci? Filmato in 4:3 e in
bianco e nero, un dramma sulla vita, sull’arte e sulla passione, e sull’inestricabile e sempre imponderabile
legame che le lega.

LITIGANTE
di Franco Lolli (Spagna/Colombia, 2019, DCP, 93’)
Silvia è un avvocato che lavora per una compagnia pubblica. Ha un figlio, che ha deciso di crescere da
sola, una sorella minore con cui discute incessantemente e una madre malata terminale di cancro.
Litigante racconta un universo familiare in disequilibrio, sospeso tra discussioni e capricci, rivendicazioni
e momenti di tenerezza: è la storia di un disagio e del suo possibile superamento, di legami difficili da
sopportare e impossibili da rimuovere.

MADE IN BANGLADESH
di Rubaiyat Hossain (Francia/Bangladesh/Danimarca, 2019, DCP, 95’)
Dhaka, Bangladesh. Shimu ha 23 anni e lavora in una fabbrica di abbigliamento in condizioni oltre il limite.
Quando decide di organizzare una protesta insieme alle compagne di lavoro, nulla la fa demordere,
nemmeno le minacce della direzione e la disapprovazione del marito. Un’opera prima tutta al femminile
che è un’esortazione alla lotta per tutte le donne sfruttate del mondo.

PORT AUTHORITY
di Danielle Lessovitz (USA/Francia, 2019, DCP, 94’)
Il giovane Paul giunge a New York squattrinato e senza tante speranze. Quando incontra casualmente la
quasi coetanea Wye, scatta il colpo di fulmine: ma l’identità transgender della donna lo condurrà di fronte
a molte scelte. Prodotto da Martin Scorsese, in concorso a Un certain regard a Cannes e ambientato nella
sottocultura del ballo Kiki, un dramma coming of age che si interroga sulle identità sessuali e razziali con
energia travolgente.

FILM COMMISSION TORINO PIEMONTE
EASY LIVING
di Orso e Peter Miyakawa (Italia, 2019, DCP, 93’)
Ventimiglia. Una ragazza che contrabbanda medicinali e sigarette, suo fratello adolescente, un maestro di
tennis americano. L’improbabile trio si unisce intorno a Elvis, immigrato senza documenti, e tra una cena
e una bottiglia di vino decide di aiutarlo a varcare il confine con la Francia per raggiungere la moglie
incinta. Una commedia piccola e sincera che con leggerezza sfiora argomenti quanto mai attuali con un
tocco di speranza e molta umanità.

PREMIO MARIA ADRIANA PROLO 2019
TROPPO TARDI T’HO CONOSCIUTA
di Emanuele Caracciolo (Italia, 1939, DCP, 78’)
In un paese di montagna, il figlio del padrone di un mulino ha eccezionali doti di tenore, ma viene irretito
da un’avventuriera maliarda. Il padre escogita un trucco. Girata negli studi torinesi Fert nel 1939, l’unica
opera di Caracciolo, che divenne poi partigiano e fu fucilato alle Fosse Ardeatine. Con la supervisione di
Carmine Gallone, il regista, nelle scenografie e nel coreografico finale, s’ispira a modelli americani. Nel
2003 una copia fu ritrovata da Lorenzo Ventavoli e il film restaurato dal Museo Nazionale del Cinema.
SOLDATI’S DAY

PRIMO PROGRAMMA
Cibo come identità, come cultura: nel 1957, va in onda sulla Rai Viaggio nella valle del Po alla ricerca di
cibi genuini, 12 puntate attraverso campagne, fiere, ristoranti, caseifici, distillerie, fabbriche. Soldati
viaggia e chiacchiera, si fa antropologo e gastronomo, e diventa un personaggio televisivo. Un precursore.
Il rarissimo Pranzo di Natale ne è una sorta di spin-off, con lo scrittore-regista che irrompe nelle case 
37 Torino Film Festival 23
degli italiani chiedendo dei loro usi alimentari natalizi. Infine, l’Omaggio a Soldati realizzato da Rai
Movie.

SECONDO PROGRAMMA
Chi legge?, serie tv ideata insieme a Zavattini, è un irresistibile viaggio in un’Italia avviata nel boom ma
ancora analfabeta, tra emigranti e contadini, con Soldati che li interroga sulle loro letture, più showman
che mai. In Un’ora con Mario Soldati, invece, ripercorre la propria carriera, tra Roma, Torino, Tellaro.
Affabulatore nato, parla di boschi abbattuti, ricordi e amici di famiglia, del binomio luce/ombra e, con
l’aiuto di un vescovo brasiliano e di un amico prete dei portuali di La Spezia, del potere.

MALOMBRA
di Mario Soldati (Italia, 1942, 35mm, 135’)
Ispirato all’omonimo romanzo di Antonio Fogazzaro – da cui Soldati l’anno precedente aveva tratto Piccolo
mondo antico – Malombra racconta il tragico destino di Marina (Isa Miranda) con atmosfere che rimandano
alla tradizione gotica: un mélo popolare intriso di gusto orrorifico, quasi una ghost story girata sulle rive del
lago di Como. Ultimo film girato da Soldati durante il Ventennio, Malombra è un’incursione nel fantastico
del tutto atipica per il cinema italiano dell’epoca.

FUGA IN FRANCIA
di Mario Soldati (Italia, 1948, 35mm, 104’)
Un gerarca fascista, condannato a morte, cerca di passare clandestinamente il confine alpino. Frainteso
all’epoca, anche per l’etichetta di “calligrafico” troppo spesso assegnata con assurda prevenzione a
Soldati, Fuga in Francia è uno dei «capolavori che gridano vendetta al cielo per la dimenticanza a cui è
stato costretto» (Mereghetti). Pietro Germi, che riprenderà il tema della fuga attraverso le montagne in Il
cammino della speranza, recita nella parte di un operaio antifascista.

LA PROVINCIALE
di Mario Soldati (Italia, 1953, 35mm, 97’)
Gemma, affascinante figlia di un’affittacamere, si innamora dell’erede di un conte che frequenta fin da
bambina. Quando scopre che quella relazione è impossibile, la ragazza accetta di sposare un professore
dal quale non è attratta. Primo adattamento cinematografico di un romanzo di Moravia, di cui Soldati
stravolge la struttura con una costruzione a flashback, e sceneggiato con Giorgio Bassani: un mélo
modernista che rappresenta una delle vette del suo cinema.

Retrospettiva 2019: Si Può Fare!
l’horror classico, 1919 – 1969

"Si può fare!", esclamava il dottor Frankenstein leggendo gli appunti del nonno sulla possibilità scientifica di rianimare i morti, in Frankenstein Junior, l'irresistibile omaggio di Mel Brooks ai gloriosi horror degli anni ‘30. Si può fare: ricostruire un uomo, rincorrere i vampiri, danzare con i fantasmi, come ha fatto il cinema fin dalle origini, unica macchina capace di mostrare quello che nemmeno gli specchi riflettono. Collegata idealmente alla mostra del Museo Nazionale del Cinema "FacceEmozioni: dalla fisiognomica agli emoji", aperta il 17 luglio e in corso fino al 6 gennaio nella Mole Antonelliana, la retrospettiva del 37 Torino Film Festival è dedicata all'horror classico, dagli anni ‘20 ai '70: dagli incubi aguzzi della Repubblica di Weimar evocati nel 1920 da Robert Wiene con Il gabinetto del dottor Caligari ai voraci non morti resuscitati da John Gilling in La lunga notte dell'orrore, che anticipava di qualche anno La notte dei morti viventi di George Romero, primo, dirompente capitolo del New Horror. In mezzo, le creature classiche materializzate dalla Universal (Dracula, Frankenstein, l'Uomo Lupo, Il fantasma dell'Opera) e trent'anni dopo rese sensuali e sanguigne dalla Hammer Film; le tensioni sottili e i fantasmi, le donne pantera e i ladri di cadaveri evocati dalla RKO di Val Lewton con il lavoro di Tourneur, Wise e Robson; le allucinazioni macabre con cui Roger Corman traduce sullo schermo Edgar Allan Poe, le magnifiche streghe e vampire della via italiana al gotico di Mario Bava e Riccardo Freda, i bambini inquietanti di Henry James, gli scienziati pazzi, le donne senza volto, le case infestate, gli automi, i pupazzi parlanti e le bambole assassine, tutti i mister Hyde che ognuno di noi nasconde in sé.
Relegato nella produzione di serie B (dagli standard discreti della Universal e della altre major classiche, ai 150.00 dollari per film concessi a Val Lewton dalla Rko, alle ingegnose soluzioni visive di Roger Corman, Mario Bava e Riccardo Freda per ovviare a budget ancora più minuscoli), l'horror è stato considerato con supponenza anche da critici e intellettuali fin verso la fine degli anni ‘70, quando si avviò il processo di rivalutazione critica che aveva già contrassegnato la fantascienza nel decennio precedente. Solo i francesi, in questo senso sempre più attenti, stavano già occupandosi di horror fin dall'inizio degli anni ‘60, in piena espansione della Hammer Film, della quale il critico Jean-Paul Török, in un suo celebre articolo su “Positif”, scriveva: «Con il suo potere suggestivo, la sua frenesia, il suo invito al viaggio nel territorio della meraviglia oscura e della fantasia erotica, l’horror film inglese non è forse il vero Free Cinema?». Da quel momento, dall'uscita di Shining di Kubrick e della definitiva affermazione di Carpenter, Cronenberg, Romero, Joe Dante, David Lynch e gli altri, l'horror viene riconosciuto come uno dei generi che maggiormente rispecchiano le ansie, gli sconvolgimenti, le frustrazioni, gli impulsi della società contemporanea.
Non più una pericolosa "fuga dalla realtà", tanto appagante quanto diseducativa, ma un genere che sa rispecchiare le strutture economico-sociali e del pensiero dei momenti in cui i film sono stati realizzati e (come le fiabe per i bambini) i nostri bisogni intimi e sepolti. L'horror come componente indispensabile di quel "fantastico" che è elemento fondante del cinema. Il cinema o "l'uomo immaginario", come scrisse Edgar Morin; il cinema, dove la dicotomia Lumière/Méliès non marcia in realtà su binari paralleli e non comunicanti, ma sul loro inevitabile incrocio, sul loro scontro eclatante: il treno che entra in primo piano nella stazione di La Ciotat fa più paura di un fantasmagorico Mefistofele di Méliès. Il cinema che appartiene comunque al territorio dell’inconscio, dell’incubo, della rêverie. Oggi che il fantastico è diventato una delle fette produttivamente dominanti dello spettacolo cinematografico, val la pena di ripercorrere le tappe che ne hanno segnato l'evoluzione e di riscoprire le facce, le maschere, gli ambienti, le atmosfere che hanno alimentato e segnato l'evoluzione dell'horror classico, dando corpo alle nostre paure, e che

Programma proiezioni qui: https://www.torinofilmfest.org/it/programma/
https://www.torinofilmfest.org/it/i-film-del-torino-film-festival/


Eventi del 37 TFF

Giovedì 21 novembre, ore 21.00
Teatro Regio Torino
“PRENDETE POSTO. INIZIA IL FILM.”
concerto di apertura di Torino Città del Cinema 2020 in occasione del 37 TFF
L’Orchestra del Teatro Regio interpreta le colonne sonore che hanno fatto la storia del cinema italiano.
Biglietteria Teatro Regio
Piazza Castello 215 - Torino Posto unico: Euro 5,00
Info: www.teatroregio.torino.it www.torinocittadelcinema2020.it

Un progetto di: Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema Torino, Film Commission Torino Piemonte
Realizzato da: Fondazione per la Cultura Torino
In collaborazione con: Teatro Regio Torino, Associazione Compositori Musica per Film, Torino Film Festival
Partner: Intesa Sanpaolo

Sabato 23 novembre
ore 15.00 - Cinema Reposi, sala 2
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Torino Short Film Market presenta ALL YOU NEED IS SHORT selezione di corti internazionali inediti in
Italia

ore 15.00 - Cinema Massimo 3 (sala Soldati)
PREMIO MARIA ADRIANA PROLO ALLA CARRIERA 2019
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Attribuito quest’anno a Lorenzo Ventavoli, uomo di cinema a tutto campo che ha rivestito molteplici ruoli,
diventando una delle piu`importanti figure di riferimento non solo a Torino.

ore 00.00 – Cinema Massimo 1 (sala Cabiria)
NOTTE HORROR
Programma:
BLOOD QUANTUM di Jeff Barnaby (Canada, 2019, DCP, 96’)
CREATURE FROM THE BLACK LAGOON di Jack Arnold (USA, 1954, DCP, 79’)
THE LODGE di Severin Fiala e Veronika Franz (UK, 2019, DCP, 100’)
sott. it.

Domenica 24 novembre, ore 22.15 - Cinema Massimo, 1 (sala Cabiria)
HAMILTON BEHIND THE CAMERA AWARD – TORINO FILM FESTIVAL:
consegna del premio a Brian Welsh
A seguire, proiezione del film BEATS di Brian Welsh (UK, 2019, DCP, 101’), presentato nella sezione Festa
Mobile del 37 TFF

Lunedì 25 novembre, ore 18.00
PROIEZIONE IN PRIMA MONDIALE DEL FILM VACCINI. 9 LEZIONI DI SCIENZA di Elisabetta Sgarbi
presso l’Auditorium Grattacielo Intesa Sanpaolo, Corso Inghilterra 3
Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria a partire dal 15 novembre ore 14.00 su
www.torinofilmfest.org e su www.grattacielointesasanpaolo.com

Martedì 26 novembre

ore 9.00
Auditorium “Guido Quazza” - Palazzo Nuovo Via Sant’Ottavio 20, Piano -1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
Seminario di studi | MARIO SOLDATI: LETTERATURA, CINEMA E DINTORNI
37 Torino Film Festival 8

ore 15.00
Auditorium “Guido Quazza” - Palazzo Nuovo Via Sant’Ottavio 20, Piano -1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
CONFERENZA DI KRISTIN THOMPSON

ore 16.30
Auditorium “Guido Quazza” - Palazzo Nuovo Via Sant’Ottavio 20, Piano -1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
CONFERENZA DI DAVID BORDWELL

Mercoledì 27 novembre, ore 20.15 - Cinema Massimo 3 (sala Soldati)
CONSEGNA DEL GRAN PREMIO TORINO A BARBARA STEELE.
A seguire, proiezione del film LA MASCHERA DEL DEMONIO di Mario Bava (Italia, 1960, DCP, 87’)

Giovedì 28 novembre
ore 11.00 - Cinema Massimo 3 (sala Soldati)
Ingresso libero fino a esaurimento posti
L’HORROR CLASSICO: DA CALIGARI AGLI ZOMBIE | panel dedicato alla retrospettiva 2019.

Ore 15.00 - Auditorium “Guido Quazza” - Palazzo Nuovo Via Sant’Ottavio 20, Piano -1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
L’ULTIMO PIANO
di Scuola G.M. Volonte´(Italia, 2019, 87’)


Venerdì 29 novembre

ore 14.30
Cinema Reposi, sala 1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
TORINO FACTORY
Seconda edizione del Glocal Video Contest per filmmaker Under 30.

ore 17.30
Cinema Reposi, sala 1
Ingresso libero fino a esaurimento posti
CINEMA D’AQCUA
Prima edizione del concorso per cortometraggi italiani organizzato da QC terme.

ore 20.00
CHARITY DINNER CURATA DA CHEF STELLATO
PREMIO LANGHE ROERO E MONFERRATO
CONSEGNA DEL PREMIO AL MAESTRO ROBERTO BENIGNI
Il ricavato andrà devoluto in beneficenza alla Fondazione per la Ricerca sul Cancro Onlus.
Per maggiori info: www.fctp.it 


MODALITÀ D’INGRESSO
Accesso alle proiezioni
È consentito agli spettatori muniti di biglietto, tessera di accredito o abbonamento, compatibilmente con i
posti disponibili. Gli spettatori muniti di biglietto sono invitati ad accedere alla sala almeno 5 minuti
prima dell’inizio dello spettacolo. Per non creare disturbo agli altri spettatori non sarà comunque
consentito l’ingresso in sala a proiezioni iniziate. L’accesso alle proiezioni dei film senza visto di censura
non è consentito ai minori di 18 anni. I minori sono ammessi alle proiezioni solo se presente specifica
indicazione sul programma di sala a margine della trama del film. Abbonamenti e biglietti non possono
essere sostituiti o rimborsati se non per proiezioni annullate da parte dell’organizzazione. I film in lingue
straniere sono sempre sottotitolati in italiano. La sottotitolazione in altre lingue è indicata per ogni
proiezione nel programma di sala.

Acquisto tramite biglietteria online
I biglietti e gli abbonamenti a tariffa intera potranno essere preacquistati sul sito del festival
www.torinofilmfest.org dal giorno 14 novembre dalle ore 14.00 circa. La vendita online continuerà per
tutta la durata della manifestazione, fino a 24 ore prima dell’inizio di ogni proiezione. I biglietti e gli
abbonamenti acquistati in prevendita dovranno essere ritirati durante il festival presso le casse dei cinema
nei normali orari di apertura, presentando il codice ricevuto all’atto dell’acquisto. Per il ritiro è
consigliabile presentarsi con un anticipo di almeno 15 minuti rispetto all’inizio della proiezione.

Acquisto presso le biglietterie dei cinema
Il 22 novembre le casse esterne dei cinema Massimo e Reposi saranno aperte dalle 11.00 alle 22.00. Dal 23
al 30 novembre l’apertura delle casse avrà luogo 30 minuti prima dell’inizio della programmazione fino
all’inizio dell’ultimo spettacolo. In occasione della “Notte Horror” la cassa del cinema Massimo sarà
aperta fino alle ore 3.15 o fino a esaurimento dei biglietti. Presso le casse dei cinema potranno essere
acquistati biglietti e abbonamenti sia a tariffa intera che a tariffa ridotta. Per questi ultimi è necessario
presentare documenti (carta d’identità) o tessere convenzionate.

Abbonati e accreditati
Le proiezioni saranno contrassegnate sul programma di sala con colori diversi.
Colore bianco: proiezione alla quale gli accreditati e gli abbonati potranno accedere, compatibilmente
con i posti disponibili, presentando all’ingresso della sala il proprio accredito o abbonamento.
Colore blu: proiezione per la quale gli accreditati e gli abbonati devono ritirare gratuitamente un
tagliando di prenotazione (biglietto blu) presso i totem (h24/24) e la biglietteria interna del cinema
Reposi (dall’apertura alle 22.00). Il ritiro deve avvenire tra le 9.00 del giorno precedente la proiezione e
le 13.00 del giorno della proiezione.
L’ingresso in sala per i possessori di biglietti blu è garantito fino a cinque minuti prima dell’inizio della
proiezione, quando sarà attivata la rush line che consentirà agli accreditati e abbonati non provvisti di
biglietto di accedere alla proiezione fino a riempimento della sala. Chi per tre volte, anche non
consecutive, non utilizzasse i biglietti blu o entrasse in sala dopo l’avvio della rush line non avrà più la
possibilità di riceverne altri e potrà accedere alle proiezioni blu solo facendo la rush line. Per questo
motivo, è possibile annullare un biglietto già ritirato entro 30 minuti prima dell’inizio della proiezione
presso le casse automatiche evitando così di incorrere in penalità. È possibile ritirare un solo titolo
d’accesso per ogni fascia di proiezione.

Colore giallo – PROIEZIONI STAMPA: indica le proiezioni riservate agli accreditati stampa che si tengono
al cinema Classico. Avranno priorità di accesso gli accrediti stampa sui quali è applicato un bollino giallo.
Inaugurazione e chiusura
La cerimonia di inaugurazione, la successiva proiezione del film “Jojo Rabbit” di venerdì 22 novembre e la
cerimonia di premiazione di sabato 30 novembre sono esclusivamente a inviti.

REPLICHE DOMENICA 1°DICEMBRE
Le repliche dei film vincitori avranno luogo presso il cinema Massimo il giorno 1 dicembre a partire dalle
ore 15.00 circa. I biglietti saranno messi in vendita solo alle casse del cinema Massimo dalle ore 13.00 del
giorno stesso. Il programma sarà pubblicato sul sito del festival e presso i luoghi del festival il giorno 30
novembre a partire dalle ore 20.30. L’accesso sarà consentito ai possessori di accredito, abbonamento a
tutta la manifestazione e abbonamento settimanale 9-19 secondo le modalità delle proiezioni bianche.
37 Torino Film Festival 6

SALE ACCESSIBILI A PERSONE CON DISABILITÀ MOTORIE SU SEDIA A ROTELLE
L’ingresso è consentito a titolo gratuito, senza accompagnatore, compatibilmente con la disponibilità di
posti.

CALENDARIO INCONTRI E CONFERENZE STAMPA
Il calendario sarà disponibile nei cinema, all’ufficio accrediti e online dal 22 novembre.
La partecipazione agli incontri implica l’assenso all’essere fotografati o filmati.

Tariffe biglietti e abbonamenti
BIGLIETTO INTERO:
Euro 7,00
BIGLIETTO RIDOTTO:
Euro 5,00
ABBONAMENTO INTERO (*):
Euro 90,00 | Strettamente personale e non cedibile, consente l’accesso a tutti gli spettacoli a esclusione
della serata inaugurale e cerimonia di premiazione.
ABBONAMENTO RIDOTTO (*):
Euro 70,00 | Strettamente personale e non cedibile, consente l’accesso a tutti gli spettacoli a esclusione
della serata inaugurale e cerimonia di premiazione.
ABBONAMENTO 9 - 19 (*):
Euro 45,00 |Strettamente personale e non cedibile, consente l’accesso a tutti gli spettacoli che iniziano
prima delle 19.00.
PASS GIORNALIERO 9 - 19 (*):
Euro 14,00 | Valido per una specifica giornata. Consente l’accesso agli spettacoli che iniziano prima delle
19.00.

RIDUZIONI:
Aiace, Abbonamento Musei Torino Piemonte, Torino+Piemonte card, carta di debito o credito nominativa
Intesa Sanpaolo, Carta Stabile, Iscritti ALI, dipendenti RAI, giovani fino a 26 anni, Over 65.
(*) gli abbonamenti e i pass giornalieri non consentono l’ingresso alle proiezioni blu senza il titolo
d’ingresso da ritirarsi gratuitamente presso le biglietterie dedicate.
Per tutti i possessori di abbonamento o biglietto del Torino Film Festival, dal 22 novembre al 30 novembre
2019 ingresso al Museo Nazionale del Cinema a tariffa ridotta.

LIBRI
CATALOGO GENERALE
Edizioni Museo Nazionale del Cinema
Italiano/English
Scaricabile dal sito www.torinofilmfest.org

DA CALIGARI AGLI ZOMBIE
L’HORROR CLASSICO, 1919 - 1969
a cura di Emanuela Martini
Editrice Il Castoro
Presso il bookshop della Mole Antonelliana dal 22 novembre al 1° dicembre sconto del 15% a tutti gli
acquirenti del volume
 

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