Valeria Golino presenta Miele nella sala Uno del Cinema Massimo di Torino, lunedì 6 maggio.

 Valeria Golino presenta Miele nella sala Uno del Cinema Massimo di Torino, lunedì 6 maggio.

Valeria Golino incontrerà il pubblico per Miele, il suo primo film.

Lunedì 6 maggio nella Sala Uno del Cinema Massimo Valeria Golino incontrerà il pubblico per parlare del suo primo film Miele, (Italia 2013, 96′), con lei interverranno i produttori Riccardo Scamarcio e  Viola Prestieri e l’interprete Jasmine Trinca. Il film è stato selezionato nella sezione Un Certain Regard del prossimo Festival di Cannes.

Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca incontreranno il pubblico al termine della proiezione delle 20.30.

 

Altre proiezioni ore:

h.: 16.30/18.30/20.30/22.30

Domenica 5 maggio il film sarà proiettato in Sala Due

 

Irene è una ragazza di trent’anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che scelgono la morte assistita per abbreviare la loro agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L’incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive. Tratto dal romanzo A nome tuo di Mauro Covacich.

“Tre anni fa ho letto il libro Vi perdono, scritto da Angela Del Fabbro, sotto cui si celava il vero autore Covavich. È un libro fulminante, molto contemporaneo, doloroso, provocatorio, con un personaggio femminile piuttosto inedito nella letteratura e nel cinema in Italia. Ne ho parlato con Riccardo Scamarcio e Viola Prestieri ed ho chiesto loro di acquisirne i diritti. Inizialmente avevo paura di volerlo fare come primo film: per inesperienza temevo di non riuscire a realizzarlo come volevo. Con Francesca Marciano e Valia Santella abbiamo spremuto, filtrato e cambiato a tratti i contenuti del libro, cambiandone il finale, in una scrittura permeata dalla notizia della morte di Monicelli. Volevo un film libero e formale allo stesso tempo, una serietà senza fronzoli, evitando la mia tendenza all’estetizzazione. Alla fine le cose più belle del film sono quelle avvenute impreviste”.

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