Primavera sound 2016, considerazioni finali a due mesi dal festival barcellonese

Primavera sound 2016, considerazioni finali a due mesi dal festival barcellonese

Primavera sound 2016: grandi concerti di artisti più o meno famosi in una buona location - PjHarvey, Lcd Soundsystem, John Carpenter, Ty Segall con i Muggers, Air, A.R.Kane, Deerhunter, Mudhoney, Beak, Cass McCombs ed Andy Shauf, Robert Foster, Brian Wilson, Radiohead, Cavern of Anti-Matter, ... Molto interessante e ben organizzata - decisamente la più fruibile del festival! - la parte di Primavera als Clubs e Primavera A La Ciutat con leconferenze Primavera Pro! Il Priamvera di Barcellona si conferma un grande festival ... forse un po' troppo grande!! Tra gli italiani, grandi i Sycamore Age.

Come da una decina di anni circa a questa parte, tra la fine di maggio e l'inizio di giugno, partecipiamo al bellissimo festival musicale di Barcellona, il Primavera Sound. Quest'anno, il 2016, ha segnato il totale cambiamento del festival rispetto alle edizioni precedenti e soprattutto rispetto a quelle iniziali. Allora eravamo in molti meno ad andare al festival, ed eravamo praticamente tutti appassionati di musica: il 'Primavera' era quasi un festival 'di nicchia' a cui si partecipava - come oggi, peraltro - per ascoltare novità musicali, scoprire nuovi musicisti, riascoltare vecchie glorie, che molto probabilmente, non sarebbero venuti a suonare in Italia. Si passava da un palco all'altro abbastanza comodamente, si assisteva bene a tutti i concerti, anche quelli degli artisti più famosi, ... insomma era una pacchia. 
Ora è diverso: in sostanza ... la qualità musicale non è affatto cambiata, ed è sempre altissima: è difficile assistere a concerti brutti al Primavera Sound, magari il genere proposto non è nelle nostre corde, ma la proposta è sempre molto interessante. Anche i musicisti più 'famosi' sono sempre ricercati e scelti con cura: solitamente hanno un grande seguito, ma non troppo di massa, per dire. In questa edizione invece è stata inserita nel programma del festival una band come i Radiohead, che ha un seguito di massa: la presenza di Tom Yorke e soci sicuramente è uno dei motivi per cui, per la prima volta, i biglietti del festival sono andati sold out già poco dopo Natale! Questo ha segnato la partecipazione di pubblico più alta al festival ad oggi ed il cambiamento di cui si parlava: ovvero, gli appassionati che partecipano alla kermesse spagnola, più o meno, sono sempre gli stessi ma sono aumentati esponenzialmente quelli che ci vanno per vedere le band principali e poco più. Lo testimonia il fatto che l'area del festival in cui sono disposti i palchi principali era sempre molto, molto affollata, l'area in cui ci sono gli altri palchi, invece, era sempre vivibilissima, una pacchia per chi ama assistere ai concerti senza troppa ressa; nella giornata dei Radiohead poi, i palchi, diciamo, secondari erano quasi vuoti!! L'organizzazione è orgogliosa di tutto ciò; noi che abbiamo visto crescere il festival, ovviamente siamo contenti, ma il dover assistere ai concerti in certe condizioni di ressa, gente che chiacchera, disturba e via dicendo non è proprio il massimo. I Radiohead hanno fatto un bel concerto, ovvio, ma chi è che ha potuto godere realmente della loro musica: solo quelli delle prime file, fans ed appassionati che hanno sopportato l'attesa per ore soot il palco, oppure i Vip nell'area a loro dedicata. Ma gli altri cosa hanno sentito/visto del concerto, ... oltretutto il volume del palco era veramente basso, per sentire bene ci siamo dovuti posizionare sotto una cassa, a lato del palco ... Per quanto riguarda invece altri headliner più in linea che target tipico del festival - come Pj Harvey o gli Air, oppure i Deerhunter o gli Lcd Soundsystem, concerti a cui abbiamo partecipato - arrivando al palco qualche decina di minuti prima dell'inizio del concerto, si riusciva ad ascoltare/vedere decentemente.

L'idea dell'organizzazione del Primavera a la Ciutat invece, è veramente bellissima, almeno per noi. Un'area in pieno centro città, ad ingresso gratuito, in cui si può assistere non solo ai concerti degli artisti del Primavera Pro - sezione del festival di scoperta di band nuove e di qualità, provenienti da tutto il mondo e quasi sconosciute - ma anche a quelli di alcuni degli artisti presenti al festival. Sono concerti più brevi, è vero, ma risultano molto più godibili perchè sono in spazi più piccoli, meno affollati ed con un'acustica molto buona! L'area del Cccb, in cui si svolgeva il Primavera la Ciutat, è veramente ben organizzata e riunisce le conferenze del Primavera Pro - anche queste quest'anno molto affollate - una zona aperitivo ed i palchi di questa sezione cittadina del festival. Qui, ad esempio, in una sala/teatro, abbiamo ascoltato le bellissime performance di Cass McCombs ed Andy Shauf, accompagnati da band, in una dimensione congeniale ai due artisti: entrambi propongono folk intimista ma coinvolgente, McCombs allunga  le canzoni  in code psichedeliche, Andy molto pacato, racconta piccole storie, con le sue canzoni oniriche, venate di soul-folk. Sul palco principale esterno, invece, abbiamo potuto ascoltare il grandissimo Robert Foster che, accompagnato dalla band intera, ha coinvolto ed affascinato tutti i presenti con energia e grande presenza scenica; non sono stati da meno anche i redivivi A.R.Kane, con il loro shoegaze/dreampop, con elettronica che richiama il trip-hop.   
La domenica di chiusura del festival, in quest'area si è svolta la giornata finale del festival, con i grandissimi Mudhoney che, come sempre, sono stati potenti, perfetti e di forte impatto: hanno suonato per un'ora, guidati dalla notevole presenza scenica di Mark Arm, sempre in piena forma. Hanno sicuramente oscurato i Black Lips, divertenti come sempre, che hanno suonato dopo di loro.

Da lì, con una breve passeggiata si può arrivare ai club dell'altra sezione del festival: 'Primavera als Clubs'. Nei clubs Apollo e Barts si può assistere ad altri concerti,  sempre in maniera decisamente più comoda che al Forum.  
Per esempio i giorni precedenti il giovedì, in cui comincia festival vero e proprio, abbiamo assisterito ad un bel concerto degli Psychic Tv, capitanati da quello strano personaggio che è Genesis P.Horridge che, forse è un po' inquietante, ma davvero un grande performer sul palco: accompagnato da una band all'altezza, ci ha inondati di un miscuglio indefinibile di punk, rock, elettronica. Il giorno successivo, non essendo riusciti ad ottenere le prenotazioni per il concerto, in anteprima, degli Lcd Sounsystem, ci siamo consolati con il concerto della signorina Deradoorian, veramente molto brava ed affascinante tra echi trip-hop ed ispirazione etnico-indiana, anche se da sola sul palco non ha reso al cento per cento. Abbiamo terminato con l'elettronica percussiva, decisamente coinvolgente, del duo di mascherati polacchi Rss Boys.

Tutto questo per dire che al Primavera Sound di Barcellona ce n'è per tutti i gusti, la selezione musicale, sempre molto ricercata ed allettante, è uno dei principali motivi del successo negli anni del festival: per tutta la settimana non si sta mai fermi, c'è sempre qualcosa di interessante da fare/ascoltare. Quest'anno nell'area principale del festival, il Parc del Forum, è stato aggiunto un ulteriore palco, il Beach Club, sul mare, con una programmazione prettamente elettronica! 

Quest'anno la soddisfazione è stata tanta, ci sono piaciuti praticamente tutti i concerti dei musicisti, che abbiamo visto al festival, chi più chi meno. Tanti ci hanno entusiasmato: sicuramente il 'baffone' John Carpenter, una vera sorpresa. Nessuno sapeva cosa avrebbe fatto sul palco il grande regista: si è presentato con macchinari e sintetizzatori vari e con una band di 4/5 musicisti, tra cui il figlio, ed ha creato un'atmosfera molto particolare, oscura ed affascinante, presentando i brani dei suoi lavori attuali, Lost Themes I e II, ed anche le sue famose colonne sonore; su uno schermo alle spalle dei musicisti, scorrevano le immagini dei suoi film. Un grande! 
PJ Harvey ha lasciato tutti a bocca aperta, con un concerto strepitoso: con una grande classe e presenza scenica, è arrivata sul palco accompagnata da una decina di musicisti, tutti bravissimi, quasi un Nick Cave al femminile. Insieme a lei, quindi, c'erano l'inseparabile John Parish, Mick Harvey, James Johnston e Terry Edwards dei Gallon Drunk, Jean Marc Butty e due italiani, Alessandro 'Asso' Stefana e Enrico Gabrielli, tra gli altri; ha presentato i brani dell'ultimo album 'The Hope Six Demolition Project' e del precedente 'Let's England Shake': pochi i brani dei primi album, e 'To Bring you my Love', ridotta all'osso, per chiudere in bellezza il concerto. Lo spettacolo potente, di grande impatto visivo e molto coinvolgente, ci ha ipnotizzato: quasi un rito, tra folk, rock e soprattutto blues scarno, ispirato al gospel ed al 'blues delle origini', con i fiati in primo piano e la voce di PJ che si diffonde nell'area del festival, in alternanza ai cori degli altri musicisti. Pj Harvey, ha sempre fatto dei bei concerti, ma questo è stato veramente particolare, intenso e potente, difficilmente lo dimenticheremo! Bellissimi anche i visuals, creati sul posto dal fotografo Seamus Murphy.
Ci sono piaciuti molto anche gli Air: il duo francese si è presentato accompagnato da un secondo musicista alle macchine, da un batterista, e da visuals di grande effetto alle spalle dei musicisti. Risentire alcune loro canzoni ci ha fatto ricordare la bellezza e la classe della loro musica: brani evocativi e psichedelici, capaci di avvolgere e far viaggiare. Quante band si sono ispirate a loro, a partire dai Tame Impala - che si sarebbero esibiti dopo, sullo stesso palco - che hanno assistito a tutto il loro concerto. Brian Wilson, il cui concerto è stato emozionante ed anche commmovente, anche se sicuramente è stato penalizzato dall'acustica e dal volume basso. Lui al pianoforte, è ormai molto provato dall'età e dalle vicissitudini della sua vita, ma sentire Pet Sound e le migliori canzoni dei Beach Boys rifatte da una band del genere, con dieci musicisti di alto livello sul palco che rifanno anche i minimi suoni e particolari di canzoni di tal bellezza, non è da tutti i giorni. I brani sono cantati da Wilson ma quasi sempre in doppia voce col 'giovane' della band, figlio di Al Jardine. A poco a poco il pubblico si è fatto prendere dalle hit dei Boys, finchè tutti ballavano, o ondeggiavano morbidamente, trasportati dalle note di Good Vibration, Fun Fun Fun oppure da God Only Knows, Caroline No, 'Would'n't nice' ... E' emozionante vedere che anche Wilson stesso sembra divertirsi insieme al pubblico! Quindi bando ai cinici ed ai loro pregiudizi sulla necessità - e tristezza - di un tour del genere!
Continuando la carrellata di band viste al Primavera sound 2016, da ricordare anche l'esibizione dei Beak, la band di Geoff Barrow, il 'biondo' dei Portishead. In tre sul palco, batteria, chitarre e tastiere/synt vari, hanno inondato il pubblico sotto il palco H&M di un atmosfera claustrofobica, di bassi ripetitivi e pulsanti, grovve percussivi e synth ipnotici. La fascinazione di Barrow per il krauth-rock emerge pienamente in questo interessante progetto, che purtroppo dalle nostre parti è difficile da vedere: Tago MaGo è l'ispiazione principale, ma è anche influenzato dalla musica della psichedelia, dalle colonne sonore italiane anni 60, dal post rock ... Sempre nello stesso genere di ispirazione krauth rock, si posizionano altre due band molto interessanti i cui concerti ci hanno coinvolto parecchio: i Suuns, canadesi emersi di recente con le loro atmosfere sempre più dilatate e sperimentali, ma sempre coinvolgenti, psichedelici ed ipnotici ed i Cavern of Anti-Matter, nati da due ex Stereolab, anche loro neo-krauthrock, con percussioni incalzanti, synth di ispirazioni vintage, sapientemente usate, atmosfere psicho-prog... veramente una goduria per gli appassionati del genere.
Anche i concerti di Ty Segall, in questo caso in versione '& the Muggers', sicuramente non si dimenticano: in questo caso Segall presentava il suo progetto/album più sconclusionato ed assurdo, insieme a tanti amici musicisti talentuosi (tra cui Michal Cronin, King Tuff, Cory Hanson dei Wand, Hemmet Kelly). I suoi concerti sono scatenati, grintosi ed anche ironici, oltre che divertenti ... peccato che il pogo e lo stage diving del pubbliconon solo maschile ma anche femminile (almeno alla sala Apollo per il concerto di chiusura dell' edizione 2016 del festival) siano un po' troppo eccessivi e non permettano al pubblico più 'pacato' di poter ascoltare a pieno il concerto!
Una bella sorpresa il live set di Floating Points, che si è esibito con un ensamble di musicisti vero e proprio - chitarra, basso, batteria ... -  che lo accompagnava alle macchine, synth e tastiere varie. Anche per lui, un concentrato di psichedelia, jazz, sinfonie post-rock e soul a creare un sound decisamente particolare: elettronica di classe! 
I concerti si susseguono senza sosta al Primavera sound e bisogna operare delle scelte: oltre a questi già citati abbiamo visto gli Autolux, riapparsi sulle scene dopo qualche anno, in un live energico e coinvolgente con la loro miscela di noise, post punk e shoegaze; la sconclusionata ma decisamente ipnotica, performace dell'ex Royal Trux Neil Hagerty & the Howling Hex, con il suo garage, un noise-rock indescrivibile, con batteria e chitarre ripetitive: un concerto decisamente fuori dagli schemi; Steve Gunn, virtuoso della chitarra, forse avrebbe reso di più in un posto al chiuso; i totalmente 'gaggi' ma divertenti Alex Turner e Miles Kane di 'The Last shadow puppets' con quartetto d'archi: le canzoni poi sono molto belle, pop rock di alto livello, riproposte in maniera perfetta dalla band, fino alla bellissima, perfetta cover di 'I Want You (She's so Heavy)' dei Beatles Sul palco Pro siamo riusciti a vedere poco, ma abbiamo incrociato gli showcase di due band veramente interessanti: i brasiliani 'O Terno', miscela di tropicalismo di ispirazione sixties, Os Mutantes in primis, ma anche di Kinks e Beatles - infatti hanno cominciato come cover-band di queste band .... ed i coreani 'Dead Buttons' scatenatissimo ed energico duo di ispirazone blues, in stile The Black Keys ... Sempre sul palco PRO siamo riusciti ad incrociare due band italiane, gli Altre Di Bi, indie-pop con coretti, da Bologna, ma soprattutto i bravissimi aretini Sycamore Age - che speriamo di poter rivedere presto in Italia e che hanno affascinato anche il pubblico presente: un vero e proprio ensamble, psichedelici quasi sciamanici in certi momenti, uniscono elettronica ricercata, arrangiamenti pieni di particolari e strumenti vari, ispirazioni ai primi Soft Machine.

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